L'amico rivela: «Joele aggredito perché italiano»

Sulla morte di Joele Leotta torna ad allungarsi lo spettro di un'aggressione a sfondo razziale. Il diciannovenne di Nibionno (Lecco) massacrato di botte il 20 ottobre scorso a Maidstone, nel Kent, dove era andato per lavorare e studiare la lingua inglese, potrebbe essere stato ucciso proprio perché italiano. Lo avrebbe confermato agli investigatori un compagno di stanza spagnolo di Joele raccontando che i lituani lo avrebbero accusato di aver rubato loro il lavoro prima di ridurlo in fin di vita.
Parole che pesano come macigni e che dovranno essere valutate nel corso degli interrogatori, che si svolgeranno venerdì prossimo. L'udienza preliminare fissata per ieri, infatti, è saltata perché non è stato possibile stabilire il collegamento via videolink a causa di un malinteso tra la corte e la prigione ospita gli accusati. È certo, però, che sarà il giudice Philip Statman tra tre giorni a presiedere l'udienza presso il Maidstone Magistrates Court e dovrà valutare anche questi nuovi dettagli. Resta ancora da fissare, invece, la data dell'inizio del processo. Intanto i legali dei quattro lituani, Aleksandras Zuravliovas, 26 anni, Tomas Gelezinis, 30, Saulius Tamoliunas, 23 e Linas Zidonis, 21 anni, hanno notificato al giudice la decisione dei loro assistiti di non avanzare richiesta di scarcerazione su cauzione.
Nei giorni scorsi il console italiano a Londra, Massimiliano Mazzanti aveva smentito che episodi di intolleranza verso gli italiani si fossero registrati ultimamente in Inghilterra. Ma la testimonianza dello spagnolo riapre la questione e le indagini dovranno puntare anche verso questa direzione.

Intanto ieri i genitori di Joele, Ivan e Patrizia Leotta, che nel Kent sono stati aiutati da un'assistente sociale messa a disposizione dal consolato, ieri sono tornati a Nibionno, in Lombardia, proprio da dove il figlio era partito una decina di giorni fa pieno di speranze e felice di affrontare una nuova esperienza.

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