L'inafferrabile fantasma delle armi chimiche

Dall'Irak alla Libia gli arsenali di gas mortali servirono come "casus belli"

L'incubo delle armi chimiche non aleggia solo sulla Siria, ma è apparso come uno spettro nelle guerre degli ultimi anni dall'Iraq di Saddam Hussein alla Libia del colonnello Gheddafi. Servono a convincere l'opinione pubblica che un intervento militare è inevitabile, ma quasi sempre si rivelano armi fantasma.
L'ultima «bomba» sulle armi chimiche siriane l'ha lanciata Carla Del Ponte, ex procuratore d'assalto, che fa parte della Commissione Onu incaricata di indagare sulle nefandezze della guerra civile in Siria. «I nostri investigatori nei Paesi confinanti hanno intervistato vittime, medici e visitato ospedali da campo - ha dichiarato alla Tv della Svizzera italiana -. Secondo il loro rapporto della scorsa settimana esistono forti e concreti sospetti, ma non ancora prove incontrovertibili dell'utilizzo di gas sarin». La temibile arma sarebbe stata «usata dai ribelli, non dai governativi». Del Ponte ribalta la convinzione generale che gli arsenali chimici, da anni in possesso del regime, possono venir usati solo dai «cattivoni». Dall'altra parte della barricata dovrebbero esserci i «buoni», che mai utilizzerebbero le armi di distruzione di massa. In realtà nessuno sa con certezza se e soprattutto chi abbia usato i gas. Il presidente siriano Bashar al Assad e i ribelli che vogliono vederlo morto si sono accusati a vicenda di aver utilizzato armi di distruzione di massa senza riuscire a portare alcuna prova definitiva. Gli attacchi fantasma sono tre e sarebbero avvenuti fra dicembre e marzo ad Aleppo, Homs e Damasco, i fronti più caldi.
L'Onu ha in parte smentito il suo commissario Del Ponte sostenendo che «non ci sono prove conclusive in grado di determinare l'uso delle armi chimiche, né dall'una né dall'altra parte». Lei replica: «Non ho niente da aggiungere. Vedremo il risultato delle inchieste» che sarà reso noto il 3 giugno.

Il segretario generale della Nato, Anders Fogh Rasmussen, alimenta il mistero sostenendo che «ha avuto indicazione» dell'impiego di armi chimiche, ma «non esistono prove consolidate né sulle circostanze, né su chi ne abbia fatto uso».
I russi, che spalleggiano Damasco, mettono le mani avanti. Il portavoce del ministero degli Esteri, Aleksandr Lukashevich spiega che Mosca è «seriamente preoccupata dai segnali di preparazione dell'opinione pubblica mondiale per un possibile intervento armato».

La Casa Bianca aveva giurato che la «linea rossa» per attaccare in Siria era proprio l'uso di armi chimiche, ma gli Stati Uniti sono già rimasti scottati dall'Iraq. Negli anni Ottanta Saddam Hussein ha usato i gas contro gli iraniani e i curdi. Dopo l'invasione del Kuwait, l'embargo e le ispezioni dell'Onu hanno ridotto al lumicino gli arsenali di distruzione iracheni. Per giustificare l'invasione il generale Colin Powell era andato all'Onu mostrando una fialetta di antrace. Anni dopo si è pentito della sceneggiata e lo stesso presidente George W. Bush ha ammesso «il fallimento dell'intelligence in Iraq». Gli apocalittici arsenali non sono mai stati usati contro le forze d'invasione e neppure trovati.


Altre armi fantasma sono spuntate con Gheddafi, che durante l'attacco della Nato avrebbe nascosto nel deserto dieci tonnellate di iprite, il gas mortale della prima guerra mondiale. In realtà il Colonnello aveva già eliminato il grosso delle armi chimiche in cambio della fine dell'ostracismo internazionale, ma questo non servì a salvargli la pelle.

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