"Mosca pronta a usare tutti i mezzi a difesa dei russi in Ucraina"

L'ambasciatore del Cremlino in Italia: "Non accetteremo altri soprusi ai nostri connazionali"

"Mosca pronta a usare tutti i mezzi a difesa dei russi in Ucraina"

Roma - «Stiamo valutando le dichiarazioni ufficiali del governo italiano e notiamo che Roma sembra contraria a sostenere scenari estremi per la Russia, come la sua esclusione dalla programmazione dei lavori del G8. Mi sembra invece che l'Italia sia pronta a contribuire all'avviamento di un processo per un accordo interno all'Ucraina».
L'ambasciatore russo in Italia Sergey Razov per ora sembra soddisfatto. A sentir lui l'Italia del «giovane» Matteo Renzi e del «grande vecchio» Giorgio Napolitano ha già fatto i propri conti e s'è messa sulla strada della Germania smarcandosi dall'Unione Europea, dagli Stati Uniti e da quella «politica di sostegno alle proteste anti-governative» che in Ucraina - spiega l'Ambasciatore in questa intervista esclusiva al Giornale - «ha sortito l'effetto opposto, destabilizzando i paese».

Che errori imputa agli Usa e all'Europa?
«Gli Stati Uniti e i loro alleati hanno trasformato in eroi dell'Ucraina quei russofobi e quegli antisemiti che contaminano la memoria della Grande Guerra Patriottica e offendono i sentimenti dei popoli che vivono in Ucraina. Le nuove autorità a Kiev hanno formato un “governo dei vincitori” dichiarando guerra a tutto ciò che è legato alla Russia. L'errore di molti dei nostri partner è l'incapacità di comprendere che l'Ucraina per noi non è solo un terreno di scontro geopolitico, ma un paese fratello a cui la Russia è legata da una lunga storia».

Voi però siete intervenuti militarmente
«Stiamo ai fatti. La Russia non è intervenuta militarmente in Crimea, ha solo rafforzato la protezione delle proprie installazioni militari. Le unità della flotta russa del mar Nero presenti in Crimea non interferiscono con gli eventi politici interni dell'Ucraina. I movimenti di quelle unità puntano solo a garantire la sicurezza della flotta stessa e a prevenire possibili attacchi da parte di estremisti e radicali ai compatrioti russi».

Quali sono le condizioni per un ritiro delle truppe russe dalla Crimea?
«Le truppe russe sono di stanza in Crimea da quasi 250 anni. Dopo la nascita dell'Ucraina indipendente in seguito al crollo dell'Unione Sovietica, la permanenza della flotta russa del Mar Nero in Crimea è regolata da accordi bilaterali. Secondo l'intesa sottoscritta a Kharkov nel 2010, la permanenza della nostra flotta a Sebastopoli è prolungata fino al 2042».

Interverrete anche nelle regioni dell'Ucraina orientale in caso di minaccia alla minoranza russa residente in quei territori?
«Nelle regioni orientali dell'Ucraina la maggioranza assoluta della popolazione fa parte del cosiddetto “mondo russo” e non solo dal punto di vista linguistico o religioso, ma anche da quello economico. In pratica la grande maggioranza degli abitanti dei territori dell'Ucraina orientale parla, prega e pensa in russo. I tentativi forzati di «ucrainizzazione» di questi territori, come dimostrano le vicende di questi giorni, non sono accettabili. In caso di soprusi la Russia si riserva il diritto di utilizzare tutti i mezzi a sua disposizione per proteggere i connazionali di quelle regioni».

Non temete l'esclusione dal G8 e l'isolamento?
«Una tale decisione è in contrasto con i principi che impongono relazioni costruttive tra i paesi membri del gruppo. Una decisione di quel tipo interromperebbe la continuità del lavoro di questo organismo, finalizzato alla stabilità globale e alla lotta alle sfide e alle minacce transfrontaliere. Una simile decisione finirebbe con il danneggiare non solo i paesi membri del G8, ma l'intera comunità internazionale. La proposta risente evidentemente di un approccio molto politicizzato ed è stata avanzata senza valutarne le conseguenze. La Russia è pronta a continuare a lavorare nel G8. Non credo che politici seri possano davvero puntare al suo isolamento internazionale riproponendo metodi da guerra fredda».

Siete pronti a negoziare con il nuovo governo di Kiev?
«A Kiev c'è stato un colpo di stato, una presa del potere in stile militare. L'accordo raggiunto il 21 febbraio con il legittimo presidente Viktor Yanukovich è stato calpestato dai combattenti di piazza Maidan nonostante quell'accordo fosse controfirmato dai ministri degli Esteri di Germania, Francia e Polonia. La Russia ritiene che il dialogo politico con i neo-nazisti, che minacciano le chiese ortodosse e le sinagoghe sia impossibile. È necessario riportare la situazione alla normalità, sulla base dell'accordo del 21 febbraio, partendo dalla formazione di un governo legittimo di unità nazionale. Solo questo garantirà gli interessi di tutte le forze politiche e di tutte le regioni del Paese».

Obama continua a minacciare «gravi conseguenze» e sanzioni economiche. Siete preoccupati?
«Come ha detto il presidente Vladimir Putin chi pensa d'introdurre tali sanzioni farebbe meglio a riflettere sulle conseguenze. Bisogna esser ben consapevoli che le conseguenze negative sarebbero reciproche».

Angela Merkel ha sostenuto l'opposizione al presidente Viktor Yanukovich, ma dialoga con Putin.

Sarà la Germania a mediare una soluzione alla crisi?
«Su questo tema siamo assolutamente in contatto con la Germania. La manifestata comprensione tedesca sulla necessità di avviare negoziati per risolvere la crisi è benvenuta».

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