Ora il Papa twitta per la vita E contro la politica di Obama

Ora il Papa twitta per la vita E contro la politica di Obama

di Il cambio di rotta è stato ufficializzato l'altro ieri, alle due del pomeriggio. @pontifex, ovvero l'account di Papa Ratzinger su Twitter, ha per la prima volta cinguettato 140 caratteri diversi dal solito. Non più citazioni «evangeliche», ma un messaggio che apre alla volontà di entrare in battaglia su quei temi che il suo stesso pontificato ha definito «non negoziabili». Una battaglia da giocare in campo aperto e in ogni latitudine, anche negli Stati Uniti del presidente Obama il quale giusto pochi giorni fa, nel discorso dell'Inauguration, ha lanciato il suo manifesto progressista, dall'aborto fino ai matrimoni gay. Benedetto XVI è a lui, senza citarlo, che ha di fatto indirizzato il suo nuovo tweet: «Mi unisco da lontano a tutti coloro che marciano per la vita e prego che i leader politici proteggano i nascituri e promuovano una cultura della vita», ha scritto sostenendo apertamente la «March for life» di Washington, la manifestazione indetta per i quarant'anni della sentenza della Corte suprema degli Stati Uniti «Roe versus Wade» che il 22 gennaio del 1973 legalizzò l'aborto.
Sono stati i vescovi americani, forti di tanti contatti in Vaticano - contatti che oltre Tevere hanno un certo peso anche a motivo delle ingenti offerte che ogni anno arrivano sull'obolo di San Pietro da oltre Oceano -, a sensibilizzare i piani alti del palazzo apostolico circa l'importanza anche politica della Marcia. La difesa della vita, infatti, vede la Chiesa cattolica in America molto attiva. Durante il primo mandato di Obama, i vescovi cattolici hanno fortemente polemizzato con Washington per quella riforma sanitaria che prevede l'assicurazione sanitaria obbligatoria che include a sua volta pratiche contraccettive e abortive anche per le istituzioni religiose. «Il male inflitto dall'aborto - ha detto il cardinale Sean O'Malley, arcivescovo cappuccino di Boston - è inimmaginabile, ma Gesù può offrirci conforto e rinnovamento». E ancora: negli ultimi quaranta anni «sono state spezzate le vite di cinquantacinque milioni di bambini», ma nonostante «questa tragedia in molti nella società continuano a relegare l'aborto a una questione di scelta personale». Anche O'Malley, come il Papa, si è rivolto ai politici perché cambino visione e mutino le loro prospettive sull'aborto.
L'idea che hanno in Vaticano è che esistano ormai delle lobby che portano avanti politiche contrarie alla vita. Lo dice apertamente anche il quarto Rapporto sulla dottrina della Chiesa che l'arcivescovo di Trieste, Giampaolo Crepaldi, ha presentato due giorni fa nella sua veste di presidente dell'«Osservatorio cardinale Van Thuan». «Il tratto principale che emerge in questo rapporto è la colonizzazione della natura umana - dice Crepaldi - ossia le enormi pressioni internazionali affinché i governi cambino la loro tradizionale legislazione sulla procreazione, sulla famiglia e sulla vita». «Dall'Europa all'America Latina, fino all'Asia - scrive Avvenire -, è in atto da parte di sempre più numerosi Paesi il superamento legislativo della natura umana verso un'identità da costruirsi liberamente. Con risultati inquietanti. Siamo al congedo dalla natura umana». Parte tutto dalla vecchia Europa, «sempre più espressione di una cultura nichilista che intende ormai superare completamente il concetto di natura umana», sottolinea invece Stefano Fontana, direttore dell'Osservatorio.
Le conclusioni del Rapporto vengono confermate anche in un sondaggio recentemente pubblicato dal Wall Street Journal nell'anniversario della sentenza Roe vs. Wade. Il settanta per cento degli americani vuole che la decisione della Corte Suprema resti in vigore, e questa percentuale è in ascesa costante. Il trentuno per cento ritiene che l'aborto debba essere sempre legale mentre solo il nove per cento lo ritiene illegale.

E ancora il ventitrè per cento lo vuole legale a eccezione dei casi di stupro, incesto e pericolo per la vita della madre. Ma al di là delle eccezioni il dato è uno: la maggioranza della popolazione americana ritiene l'aborto sempre legittimo, una tendenza per la Chiesa da ribaltare.

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