New York - Complotti politici della peggior specie, come se si trattasse di una cittadina del Terzo Mondo dove si possono comprare pacchetti di voti in cambio di poche migliaia di dollari: invece siamo a New York e in ballo c'è l'elezione del nuovo sindaco che sostituirà Michael Bloomberg. C'è di tutto, come in una trama di un film hollywoodiano: corruzione, mazzette e tangenti a politici senza scrupoli, imprenditori rampanti e agenti immobiliari che fiutano affari da milioni di dollari. Ma, come in un film a lieto fine, vince il bene pubblico perché spunta all'improvviso l'agente infiltrato dell'Fbi, il quale si spaccia per general contractor che deve trasformare dei terreni agricoli in edificabili, riceve in più di una occasione delle valigette piene di dollari e con la prova fumante del reato fa arrestare tutti i politici maneggioni. Tre democratici e tre repubblicani, in perfetta par condicio.
Le manette sono scattate all'alba, sono gli stessi agenti dell'Fbi ad aver eseguito gli arresti eccellenti davanti alle telecamere dei vari network della Grande Mela. E così Malcolm Smith, un pezzo da 90 del partito democratico, che voleva diventare sindaco di New York, si ritrova ora in una cella di Rikers Island, le carceri newyorchesi, e rischia anche 20 anni di carcere per aver scelto la strada più semplice per essere eletto. Fare il salto della quaglia e comprarsi la nomination del partito avverso, quello repubblicano. Il metodo di mister Smith era semplice e collaudato. Consegnava valigette piene di dollari, in banconote da 20, al presidente dei repubblicani del Queens, un certo Vincent Tabone, e a quello del Bronx, un altro italoamericano, Joseph Savino: entrambi arrestati ieri all'alba in compagnia di mister Smith. Tabone e Savino hanno ricevuto 40mila dollari a testa per aver certificato con tanto di timbro e lettera intestata del partito, che mister Smith è un repubblicano, dell'ultima ora, ma pienamente approdato e immerso nel Grand Old Party, dopo aver abiurato le ideologie del partito democratico a cui apparteneva da più di 40 anni. Anzi, Smith non era un democratico qualunque. Soltanto quattro anni fa, nel gennaio 2009, fu il primo democratico di colore a ricoprire l'ambita e potente carica di presidente del Senato dello Stato di New York. Un incarico che mantenne fino al dicembre 2010 per poi essere sostituito da un collega di partito. E Smith, sdegnato e infuriato, non ci pensò due volte: lasciò il partito democratico che perse subito la maggioranza in Senato e con un paio di senatori fuoriusciti fondò l'Independent Democratic Party, per appoggiare dall'esterno una nuova maggioranza repubblicana. Smith fondò il nuovo partito, ma allo stesso tempo rimase iscritto anche ai democratici, votando a seconda delle convenienze.
Ma la sua aspirazione era di diventare sindaco di New York. Con il suo vecchio partito non poteva più farlo, quindi ha pensato di correre per le primarie con i repubblicani. Poteva farlo per statuto soltanto se almeno tre presidenti repubblicani dei 5 borough (Manhattan, Queens, Brooklyn, Bronx e Staten Island) gli avessero scritto una lettera di accettazione al nuovo partito. Smith si è «comprato» il presidente repubblicano del Queens e del Bronx ed era in trattativa per corrompere un altro presidente repubblicano: di Manhattan o di Staten Island. Il primo che gli capitava. Ha scelto come tramite un suo amico, un boss repubblicano di nome Daniel Halloran, il quale però ha preferito collaborare con l'Fbi e far arrestare l'intraprendente Smith.
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