La Scozia alla guerra della sterlina

Il premier nazionalista Salmond: "Con l'indipendenza terremo la moneta e la regina". Cameron: impossibile

La Scozia alla guerra della sterlina

«Gli scozzesi prendono tutto quello che possono. E un po' di più se possono». Lo dice un detto popolare in voga tra Edimburgo e le Highlands ed è l'impressione che ieri gran parte degli inglesi hanno avuto alla presentazione del Libro Bianco: 670 pagine in cui si annuncia al mondo il piano per l'indipendenza della Scozia del primo ministro Alex Salmond (e da cui si deduce che il dono della sintesi è cosa da inglesi). Il leader dello Scottish National Party, l'uomo che dopo cinquant'anni di dominio incontrastato ha relegato il Labour a secondo partito nella terra più rossa e operaia del Regno Unito e che ora guida il governo di Edimburgo per il secondo mandato consecutivo, ieri ha aperto a Glasgow il primo round di un delicatissimo confronto elettorale. Per portare acqua al suo mulino, in vista del referendum storico sull'indipendenza che si terrà il 18 settembre, il first minister ha annunciato che una Scozia indipendente manterrà la regina come capo di Stato, si terrà la sterlina come moneta ufficiale e continuerà a mandare in onda le intramontabili soap opera e serie della Bbc, da EastEnders a Doctor Who, nonostante la nascita della tv di Stato Sbc. Prendere il meglio e lasciare gli scarti, tra cui Edimburgo annovera anche la Union Jack, of course. Quanto basta per confermare un altro detto: «Dai a uno scozzese un inch e si prenderà un miglio».

A dieci mesi dal voto in cui gli scozzesi dovranno decidere se diventare un Paese sovrano o restare parte del Regno Unito, è bastata mezza giornata per dimostrare come i governi di Londra ed Edimburgo parlino già come separati in casa, coniugi in piena guerra dei Roses. Mentre Salmond si affrettava ad aggiungere che la Scozia indipendente non aumenterà le tasse, resterà nell'Unione europea e rinuncerà a Trident (il sistema missilistico antinucleare con cui sono equipaggiati i sottomarini della Royal Navy che fanno base a Clyde, sulla costa occidentale scozzese), gli inglesi partivano in controffensiva. In mattinata - ogni coincidenza con la presentazione del piano di indipendenza è strettamente cercata - il ministero del Tesoro ha diffuso uno studio in cui svela che l'autonomia da Londra costerà a ogni contribuente scozzese almeno mille sterline in più ogni anno, frutto di un buco da 3 miliardi nelle finanze scozzesi che non potrebbe essere colmato da una popolazione che diventa sempre più vecchia e dai profitti petroliferi che caleranno. In effetti i dubbi sulla copertura economica delle promesse di Salmond - una rete di 90 ambasciate e consolati, esercito di 15mila soldati, 35mila nuovi posti di lavoro - sono molti: basterà il petrolio nelle acque scozzesi del Mare del Nord a coprire le spese e per quanto considerato che i giacimenti sono in esaurimento? Ma è sulle altre grosse questioni, quelle dai più forti connotati simbolici, che si è giocata la partita tra il più nazionalista dei governi scozzesi e il più english dei governi britannici (conservatore e radicato nell'aristocrazia «unionista» di cui fanno parte gran parte dei suoi membri, a differenza dei premier Tony Blair e Gordon Brown, scozzesi di nascita entrambi e promotori della devolution). Facile ricordare - come lo stesso Salmond ha d'altra parte sottolineato - che perché la regina resti capo di Stato di una futura Scozia indipendente, sarà necessario che Buckingham Palace si pronunci. Per replicare invece all'altro nodo, quello della moneta, a Londra è sceso sul ring il premier Cameron: «Il governo ha detto più volte che in caso di indipendenza un'unione monetaria (con la sterlina) è molto improbabile». Edimburgo non ha perso tempo a minacciare: se Londra si rifiuta, la Scozia non contribuirà a ripianare la propria quota di debito.

Per ora, a dare sollievo al fronte inglese sono i sondaggi: il no all'indipendenza è in vantaggio di 9 punti (47% a 38%). Ma Mister Salmond è fiducioso che la rimonta ci sarà. E ha già fissato la data dell'indipendenza: sarà il 24 aprile 2016

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