Sette ore invisibile ai radar I misteri del volo «dirottato»

«Tutto a posto buona notte». Quelle parole sono l'ultima certezza trapelata dalla cabina del volo MH 370 decollato dall'aeroporto Subang di Kuala Lampur 41 minuti dopo la mezzanotte di sabato 8 marzo. Poco dopo alle 01.30 del mattino nella torre di controllo di Subang è già il panico. Il cicalio dell'allarme radar risuona senza sosta mentre i controllori di volo cercano disperatamente la traccia dell'MH 370. Nulla. Il Boeing 777 pilotato dal comandante Zaharie Ahmad Shah e dal primo ufficiale Fariq Ab Hamid con a bordo 227 passegeri e altri 10 membri dell'equipaggio sembra letteralmente volatilizzato. Per otto giorni nulla cambia.
Fino a ieri mattina quando il premier malese Najib Razak spiega il mistero come un' «azione deliberata». Subito dopo, le gole profonde del governo di Kuala Lampur ci aggiungono la sottolineatura di un dirottamento «accertato» messo a segno da persone «con grande esperienza di volo» capaci di cambiare «volontariamente» la rotta dopo aver «interrotto le comunicazioni». Nelle stesse ore viene perquisita la casa del comandante Zaharie Ahmad Shah, un 53enne veterano della cloche in servizio dal 1981 con alle spalle 18mila ore di volo. E pure il mistero resta tale. Anzi si fa forse più fitto. «La prima domanda che mi porrei - spiega al Giornale il comandante Ranieri Romeo, ex responsabile sicurezza della vecchia Alitalia – è come un aereo sparisca dai radar continuando a volare. Spegnere il trasponder non basta a cancellare la traccia. Se qualcuno in cabina allunga la mano oltre le manette e gira l'interruttore dei trasponder la traccia smette di venir identificata automaticamente, ma resta visibile sui radar».
Il mistero vero inizia proprio da lì. Mentre le comunicazioni radio si spengono e la traccia radar del Boeing sembra svanita, la Malaysian Airline riceve per altre cinque lunghissime ore i rapporti del sistema Acars (Communications Addressing and Reporting System) ovvero i dati di funzionamento dei motori trasmessi via satellite. Ma non solo. Ora il governo di Kuala Lampur conferma anche l'individuazione da parte di un radar militare del Boeing 777 in volo sul mare delle Andamane su una rotta opposta a quella per Pechino. Dunque il dirottatore con «grande esperienza di volo» dopo aver spento radio e trasponder avrebbe disinnescato il pilota automatico spingendo l'aereo a ovest anziché verso est. A quel punto, grazie al carburante immagazzinato a bordo avrebbe potuto scegliere di raggiungere una qualsiasi località nel raggio di 4000 chilometri. Ovvero superare l'Afghanistan e il Turkmenistan volando a nord o avvicinarsi all'Australia piegando verso sud. Ma le autorità malesi non chiariscono come mai nessuno a Kuala Lampur noti la persistenza dei dati Acars e spedisca i caccia sulla rotta di quell'aereo fantasma rilevato dai radar militari mentre era in corso un allarme. Ammettendo che il comandante, il copilota o qualcuno altro a bordo fossero al soldo di un gruppo terroristico, resterebbe da capire dove l'aereo abbia trovato una pista clandestina lunga oltre un chilometro e mezzo. E come sia riuscito ad atterrarci senza entrare nel cono d'azione di altri radar civili e militari. Certo, all'ipotesi terrorismo contribuisce la presenza di Pouri Nourmohammadi e Delavar Seyed Mohammad Reza, due iraniani di 19 e 29 anni imbarcatisi grazie ai passaporti rubati in Thailandia a un italiano e a un austriaco. Ma se erano al soldo di un gruppo interessato a far inabissare l'aereo uccidendo tutti i passeggeri, perché farlo senza una rivendicazione?
Tutte domande senza risposta. Mentre l'unica ipotesi accettabile per molti esperti d'incidenti aerei resta quella dell'improvvisa depressurizzazione seguita dalla rapida morte per ipossia di equipaggio e passeggeri. Ma anche questa versione richiede una serie di coincidenze al limite dell'inverosimile. La depressurizzazione dovrebbe infatti mandar in confusione i due piloti spingendoli a spegnere il trasponder anziché lanciare l'allarme, per poi ucciderli in pochi secondi assieme a hostess e passeggeri. E per spiegare la continuazione del volo su una rotta opposta a quella impostata sul pilota automatico bisognerebbe anche ipotizzare una depressurizzazione intervenuta proprio mentre era in corso una correzione di rotta manuale.


Solo grazie a queste fatali coincidenze l'aereo avrebbe potuto volare per cinque ore inabissandosi all'esaurimento del carburante. E in ogni caso Kuala Lampur dovrebbe riuscire a spiegare le disattenzioni di una sicurezza aerea rimasta immobile mentre nei suoi cieli un aereo scompariva e un volo fantasma faceva rotta nella direzione opposta.

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