Tensione Siria-Turchia: il commento di Dan Segre

Cosa succederà tra Turchi e Siria? Fare pronostici è difficile ma certo l'appoggio della Russia a favore della Siria gioca un ruolo fondamentale, tanto da far mantenere lo status quo

Tensione Siria-Turchia: il commento di Dan Segre

Non è la prima volta che su queste pagine abbiamo sostenuto che il regime di Assad in Siria non sarebbe rapidamente caduto. Dopo il bombardamento turco di ieri contro posizioni siriane sembra che paradossalmente il regime forcaiolo del presidente alawita sia più resistente di prima. Resistente, non saldo, perché è oggetto di lotte interne oltre che di attacchi esterni. Nel frattempo é bene capire cosa sta succedendo sul terreno.

1. Il bombardamento turco non è stato non è stato prodotto da un cambiamento di dichiarata politica di non intervento. Si è trattato di quello che in francese si usa chiamare “baroud d’honneur”: una schermaglia per salvare la faccia. Da parte siriana un obice non intenzionalmente mirato ha attraversato la frontiera ammazzando dei civili turchi. Damasco si è scusato. I turchi hanno sparato ammazzando una mezza dozzina di siriani che probabilmente non avevano molto a che fare con la guerra civile in atto e c’è da credere che per il momento le cose rimarranno lì. Il sangue continuerà a scorrere, nessuno potrà farci niente e sopratutto nessuno scenderà in strada nei paesi arabi o in Occidente a protestare come in difesa dei palestinesi.

2. Perché? Perché il regime di Assad o quello che rimane di esso ha la copertura diplomatica e militare russa. Mosca si oppone alla caduta di Assad (della cui sopravvivenza personale non importa nulla) per tre buone ragioni

A) Non permettere all’Occidente, con la scusa degli aiuti umanitari, di condurre una operazione militare senza coordinarla con Mosca come è successo in Libia

B) Difendere la sola base navale militare che la Russia possiede nel Mediterraneo nella città di Tartus oggi notevolmente rinforzata.

C) Non permettere lo stabilimento in Siria di un regime islamico attraverso l’azione militare di “ribelli” sostenuti dall’Occidente e da paesi arabi su cui, sebbene contendenti fra di loro (Qatar e Arabia Saudita), il Kremlino non ha influenza.

Cosa succederà? Di certo c’è solo la continuazione di una guerra civile sanguinosa mal condotta da una opposizione dilaniata da lotte personali, ideologiche e etniche e incapace a imporsi alle forze molto provate di Assad nonostante gli aiuti militari e finanziari che riceve dall’Occidente, dalla Tuchia e , come si è detto dal Qatar e dall’Arabia Saudita. Le migliaia di vittime di cui si ha notizia sono solo in parte il risultato degli scontri fra i ribelli con le forze di Assad. La maggior parte dei morti sono il risultato di feroci scontri tribali, religiosi, etnici che insanguinano quartieri di città, le strade di villaggi – alawiti contro sunniti, drusi contro alawiti, cristiani contro musulmani, ecc. Non ci sono due schieramenti o due fronti: c’è il disfacimento dello stato siriano laico pan arabo nazionale, mai veramente esistito se non grazie alle dittature militari e alle guerre contro il colonialismo francese, in certi momenti contro la Turchia (che ha strappato alla Siria la regione di Alessandretta) e contro Israele.

Fare pronostici è difficile se non quello che la guerra civile continuerà ancora per un pezzo anche perché per il momento nessuna delle grandi potenze é interessata o in grado di intervenire. Ciò detto, nel caso non ancora da escludere che le forze governative (si fa per dire) riescano a piegare i ribelli, è possibile immaginare una ritirata di Assad in un “ridotto” alawita col sostegno di altre minoranze e sotto la protezione russa.

In tal caso le altre zone del paese potrebbero trasformarsi in una specie di Libano siriano alla mercé dei giochi di influenze e di potere fra paesi arabi, Iran, e grandi potenze che da oltre mezzo secolo dominano la “Repubblica dei Cedri” in Libano.

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