New YorkIl presidente Obama non è riuscito a convincere i repubblicani e, la scorsa mezzanotte, come una mega mannaia sinistra e minacciosa si è abbattuta sui 300 milioni di americani il «sequester». In soldoni: il presidente è stato costretto con rabbia e rassegnazione a firmare pesanti tagli alla spesa pubblica per 85 miliardi di dollari nei prossimi sei mesi.
Mai nessun altro presidente, da 90 anni a questa parte, era stato costretto a ricorrere a questi pesanti tagli, lineari ed automatici, alla spesa federale. E se Obama se non troverà un accordo con i repubblicani (che detengono la maggioranza nel Congresso) entro tre mesi per alzare il tetto del debito pubblico, i tagli lineari ammonteranno ad oltre 1.200 miliardi di dollari, spalmati però fino al 2011.
«Questi tagli sono stupidi e non necessari», ha tuonato ieri sera Obama dalla Casa Bianca dopo l'ultimo fallito tentativo di accordo con i repubblicani. Anche se non causeranno una nuova crisi finanziaria come quella che si è abbattuta a partire dal 2008, i tagli alla spesa si faranno sentire sulla ripresa e sul mercato del lavoro, ha avvertito il presidente democratico in un messaggio televisivo alla nazione.
«Avranno un effetto domino e ci costeranno 750 mila posti di lavoro», ha sottolineato Obama in diretta televisiva.
Standard&Poor è subito andato in soccorso dei repubblicani. L'agenzia di rating, messa sotto inchiesta dalla Casa Bianca per aver forviato milioni di risparmiatori americani e investitori internazionali per aver chiuso entrambi gli occhi sui derivati tossici e sui mutui sub-prime, ha stemperato ieri in una nota i timori della Casa Bianca per una brusca frenata dell'economia Usa che il «sequester» potrebbe scatenare. Standard&Poor sostiene che i tagli avranno un impatto limitato, in termini di Pil incideranno appena dello 0,6% (mentre il Fondo Monetario Internazionale sostiene che l'impatto sara' dello 0,5%), a patto però che non si prolunghino nel tempo. L'agenzia di rating è dell'avviso che i tagli saranno sostituiti nel secondo trimestre da un piano di lungo termine auspicando un accordo, anche se faticoso e sofferto, tra democratici e repubblicani.
E dello stesso avviso è il presidente Obama: «Credo ancora che sia possibile che dobbiamo sostituire i tagli automatici con un approccio più bilanciato. Che si combini tagli della spesa intelligenti con l'approvazione di riforme e cambiamenti delle leggi fiscali che rendano più equa la tassazione per le famiglie e le imprese». È la riforma cardine del secondo mandato di Obama: aumentare le tasse del 5% a chi guadagna più' di 450 mila dollari. E alzare l'imponibile oltre il 10-12% ai super ricchi e miliardari.
«Occorre che i repubblicani al congresso entrino in sintonia con il proprio paese e con il proprio partito», ha così concluso Obama insistendo che il «sequester» è stata una scelta politica dei repubblicani.
Ma vediamoli questi tagli. L'8% va a colpire il Pentagono e i settori strategici della difesa, circa 42-47 miliardi di dollari l'anno, incluso il blocco agli F-35 che hanno diversi problemi tecnici. E come ha ammonito ieri l'ex ministro alla difesa Panetta, in due anni causerebbero 600-700 mila posti di lavoro persi e ancora prima problemi alle missioni all'estero. Poi tagli alla sanità dal 2 al 4%, quindi pagamenti a medici e ospedali decurtati. Quindi il 5% di tagli ai sussidi di disoccupazione che interessano quasi 4 milioni di americani.
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