La "patata bollente" faceva (e fa) paura a tutti. Tanto che nessun paese voleva toccarla. Alla fine si sono fatti avanti gli americani. Saranno loro a distruggere l’arsenale chimico di Bashar Assad. In tutto si tratta di circa 1.300 tonnellate, tra cui il letale gas Sarin ed il vescicante Iprite. Lo ha reso noto l’Opcw (Organizzazione per la proibizione delle armi chimiche). Dopo l’intesa che ha evitato l'intervento armato, raggiunta grazie all'impegno della Russia e dietro la forte spinta diplomatica di Papa Francesco, resta il problema di provvedere materialmente al "disarmo chimico" di Assad. Nessuno fino ad ora si era voluto assumere l'incarico. Ora lo stallo si sblocca. I lavori di rimozione inizieranno il 31 dicembre. Sono ventotto le aziende private che si sono fatte avanti per partecipare alla distruzione degli agenti chimici. Dovrebbero trattare le scorie della distruzione degli agenti più pericolose e gli agenti della cosiddetta "priorità 2".
Gli Usa hanno offerto una loro grande nave ausiliaria, la "Mv Cape Ray" (30,500 tonnellate), per effettuare in mare tutte le operazioni necessarie alla messa in sicurezza delle sostanze pericolose. Paradossalmente le sostanze meno pericolose sono le 30 tonnellate di precursori chimici del gas nervino Sarin (che fino a quando sono tenute separate sono innocue). Diverso il discorso per le 30 tonnellate di gas vescicante Iprite, meno letale ma essendo già conservato pronto all’uso, assai più pericoloso da gestire.
Sulla nave, lunga 197,5 metri e larga 30, sarà montato un impianto per l’idrolisi in grado di separare i componenti chimici pericolosi che si trasformeranno però in 7.700 litri di scarichi, che saranno conservati in 4.000 container.
Intanto ambasciatori ed emissari dei servizi d’Intelligence di Paesi europei "hanno ripreso discretamente la strada per Damasco" per riavviare contatti con il regime siriano, mentre questo sta rafforzando il suo controllo sul territorio. Lo scrive il quotidiano libanese L’Orient le Jour, citando fonti diplomatiche europee. Rappresentanti dei servizi segreti europei, avrebbero anche incontrato "l’onnipotente capo dei servizi siriani, il generale Ali Mamluk, per tentare di riprendere la ex collaborazione", preoccupati per "la presenza di più di un migliaio di jihadisti venuti dall’Europa per combattere".
La stessa Francia, uno dei Paesi più ostili al regime di Assad, avrebbe inviato recentemente due suoi agenti a Damasco, e la Gran Bretagna avrebbe preso un’analoga iniziativa. Anche sul piano diplomatico la collaborazione starebbe riprendendo, con alcuni ambasciatori europei ritirati da Damasco che da alcuni mesi si recherebbero regolarmente in Siria.
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