Il vero obiettivo di Netanyahu è fermare i piani di Teheran

Da Gerusalemme un messaggio chiaro: non ci può essere un Iran nucleare ai confini, connivente con Damasco e alleato di Hezbollah. No al sogno di un nuovo Stato sciita

Il vero obiettivo di Netanyahu è fermare i piani di Teheran

Gli aerei di Israele sono arrivati e hanno bombardato nella notte di sabato alla periferia di Damasco, e non è cosa da poco. Il Medio Oriente, la gente di Israele, del Libano, della Siria trattiene il fiato, il solito maledetto odore di guerra viaggia sul vento del deserto a mille all'ora. È chiaro che il rischio maggiore non è Assad, impegnato sul fronte della sua guerra interna contro la sua stessa popolazione sunnita, fra cui si contano ormai 70mila morti. Assad agirebbe soltanto se costretto a partecipare, per salvarsi, a un piano orchestrato dall'Iran, il suo alleato, o meglio il suo comandante numero uno. Questo accadrà nel caso che gli Ayatollah decidano di procedere sulla strada che a metà aprile fu disegnata da un incontro segreto fra Nasrallah, il capo degli Hezbollah, il leader supremo ayatollah Ali Khamenei e il generale Qasem Suleimani, comandante del reparto Quds (Gerusalemme) delle Guardie Rivoluzionarie. Per capire cosa sta accadendo, ricordiamo che quello di ieri è il seguito dell'operazione già condotta fra giovedì e venerdì, quando Israele ha colpito un carico di Fateh 110, missili che possono portare testate chimiche, armi letali di provenienza iraniana diretti agli Hezbollah tramite la Siria.

Gesto carico di significati, ma altro è colpire Damasco: è una azione di deterrenza che ci riporta al tema della «linea rossa», quella di Obama, che ha promesso la fine per Assad se avesse usato armi chimiche. Israele aveva già fatto sapere che non avrebbe consentito che fossero passati agli Hezbollah, che vogliono la sua sparizione dalla carta geografica, i missili balistici D che possono portare l'agente chimico VX per una distanza fino a 680 chilometri. Ovvero: le armi che ora Assad era pronto a passare agli Hezbollah possono colpire sia le strutture militari che i civili dal confine nord fino a Eilat, sud estremo, e possono essere attivati dalla valle della Bekaa dagli Hezbollah in modo che sia molto difficile intercettarli. Gli Hezbollah hanno già 70mila missili: evidentemente le informazioni degli 007 israeliani hanno imposto di agire subito.

Perchè l'Iran ci teneva tanto a fornire adesso armi fatali agli Hezbollah? Per paura che il loro pupillo Assad presto non sia più in grado di farlo e che gli Hezbollah debbano muoversi adesso per realizzare il piano strategico dello Stato Islamico. Come dicevamo esso è stato disegnato a Teheran a metà aprile. Nasrallah era andato in Iran l'ultima volta nel 2010, muoversi è pericoloso per lui. Stavolta però era cruciale: la Siria non può essere perduta. Se anche Assad dovesse perdere, per l'Iran la Siria resterebbe la base della sua strategia, garantita dai giannizzeri Hezbollah. L'idea dunque, secondo Shimon Shapira, analista del «Jerusalem Center for Public Affairs», è quella di un mini stato alawita-sciita che possa controllare da Damasco fino alla costa con un corridoio e da là arrivi alla Bekaa libanese. Tutto sciita. La pulizia etnica perpetrata con stragi a Banjas sulla costa sarebbero una premessa di questo piano. Questo staterello sciita farebbe uso di un esercito popolare sciita di 150mila combattenti reclutati soprattutto in Iran, in Irak e in piccola parte nel Golfo Persico, persone che abbiano la convinzione che non si può lasciare il campo ai sunniti. Una guerra di fazioni che però non ha fatto i conti con Israele. Israele non può immaginare di avere un Iran nucleare ai confini, piazzato dentro la Siria in un matrimonio con gli Hezbollah, e ha quindi lanciato un forte messaggio di deterrenza, che secondo l'ottimo analista Ron Ben Yshai è stato concordato da Netanyahu con Obama.

La deterrenza è certo rivolta a Assad perchè non usi armi di distruzione di massa e agli Hezbollah perchè non si cimentino nel lancio di missili, ma è soprattutto rivolta all'Iran: quando si dice «linea rossa», dice il messaggio, si intende «linea rossa», e questo vale anche per la famosa soglia dei 140 chili di uranio arricchito al 40% nelle strutture atomiche di Ahmadinejad.

Questo piano di espansionismo sciita, prima della guerra di Assad era stato promosso con molte mosse di facilitazione economica, culturale, sociale per tutti quelli che passassero dalla Sunna alla Shia. Israele non tiene per gli uni o per gli altri. Al momento alla sbarra sono i piani iraniani. A loro pensa Bibi oggi. Sempre che agli Hezbollah non scappi qualche missile e allora il Libano sarà di nuovo nel mezzo.

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