
L'Europa si sta auto-limitando più di quanto facciano le sue potenze rivali. Mario Draghi lo ha ribadito sul Financial Times, ma il concetto era già chiaro nel suo Rapporto sulla competitività europea del settembre 2024. Da un lato, il rigorismo fiscale ha reso l'Ue troppo dipendente dalle esportazioni, priva di una strategia autonoma di crescita. Dall'altro, la sovra-regolamentazione, dal GDPR all'AI Act, sta frenando l'innovazione e impedendo alle aziende europee di competere con USA e Cina.
L'intelligenza artificiale è l'esempio più evidente di questo paradosso. L'Ia non è solo un'innovazione, ma un moltiplicatore economico capace di trasformare interi settori, dal manifatturiero alla difesa. Negli Stati Uniti è considerata un asset strategico, con investimenti mirati e un quadro normativo che incentiva la crescita. L'Europa, invece, si è ingabbiata in una rete di vincoli che rallentano lo sviluppo e scoraggiano gli investimenti, lasciando campo libero ai concorrenti globali.
L'approccio dell'Ue è rigidamente difensivo: invece di favorire lo sviluppo tecnologico, il GDPR e l'AI Act impongono barriere normative che soffocano la competitività, soprattutto per le PMI, e allontanano gli investitori. Meta, ad esempio, ha rinviato il lancio del suo assistente AI in Europa per evitare complicazioni regolatorie, dimostrando come queste rigidità frenino l'innovazione.
La legittima preoccupazione per l'abuso dei dati ha portato in Europa a un'iperproduzione normativa e a una sovrapposizione di regolamenti. Oltre 100 normative sul digitale hanno creato un sistema iper-stratificato che frammenta il mercato e aumenta l'incertezza.
Negli ultimi anni, il divario tra Stati Uniti e Ue nell'innovazione tecnologica è diventato sempre più evidente. Secondo il Rapporto Draghi, l'Europa ha perso la prima rivoluzione digitale e ora fatica anche nell'Intelligenza Artificiale, dove il 70% dei modelli avanzati è stato sviluppato negli USA. Nel cloud computing, Amazon, Microsoft e Google controllano il 65% del mercato globale ed europeo, mentre il principale operatore europeo ne detiene appena il 2%. Anche nel calcolo quantistico, le aziende leader sono tutte americane o cinesi.
Mentre in Europa si enfatizzano i rischi, negli Stati Uniti si puntano sulle opportunità, valorizzando anche il ruolo dell'IA nella strategia di difesa.
Nonostante le critiche di Trump a Biden, la strategia Usa sull'IA è rimasta coerente. Gli ordini esecutivi di Trump hanno incentivato un'IA competitiva, mentre Biden ha rafforzato questa linea con nuove misure. Il sostegno all'innovazione è una priorità bipartisan.
Negli Usa, infatti, il governo federale può agire con ordini esecutivi immediati, mentre in Europa la mancanza di un vero decisore politico a Bruxelles impone un processo legislativo lungo e frammentato tra Commissione, Parlamento e Stati membri. Il risultato è un sistema normativo rigido che soffoca l'innovazione e lascia l'Europa sempre più indietro nella competizione globale.
Se, come si dice negli Stati Uniti, «l'America fa, la Cina copia e l'Europa regolamenta», è perché il vecchio continente è ancora prigioniero di Trattati scritti in un'epoca in cui si credeva che la storia fosse finita.
Insomma, l'Europa è un animale politico nato in cattività, incapace, così come è, di sopravvivere nella giungla della competizione globale. Ma nessuna creatura resiste senza evolversi. È tempo di cambiare pelle. Whatever it takes.*Professore ordinario di Diritto comparato UNINT, Roma
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