Vince il pressing del governo: nuovo rinvio sullo stop alle auto a benzina e diesel

Il voto sullo stop dal 2035 alla vendita di nuove auto a motori termici è stato rinviato a data da destinarsi. Perché il "no" dell'Italia si è rivelato fondamentale

Vince il pressing del governo: nuovo rinvio sullo stop alle auto a benzina e diesel

Per il governo guidato dal centrodestra arriva una nuova vittoria a livello Ue: è stato rinviato a data da destinarsi il voto alla riunione degli ambasciatori degli Stati presso l'Unione europea sul Regolamento che prevede lo stop dal 2035 alla vendita di auto nuove a benzina e diesel. Un portavoce della presidenza svedese ha fatto sapere che il Coreper (Comitato dei rappresentanti permanenti) tornerà sulla questione "a tempo debito".

Esulta Gilberto Pichetto Fratin, ministro dell'Ambiente e della Sicurezza energetica: "Così si tiene giustamente conto di una forte resistenza di alcuni Paesi europei, con l'Italia in prima fila, a un'impostazione del Regolamento troppo ideologica e poco concreta. L'elettrico non può essere l'unica soluzione del futuro, tanto più se continuerà, come è oggi, ad essere una filiera per pochi. La decarbonizzazione del settore dei trasporti deve tenere conto delle peculiarità nazionali e di tempistiche compatibili con lo sviluppo del settore dell'automotive".

Vince il pressing del governo

Per l'esecutivo del nostro Paese è un secondo risultato importante nel giro di pochissimo tempo: il voto degli ambasciatori era previsto inizialmente per mercoledì 1 marzo, data poi spostata proprio alla giornata di oggi per avere maggiore tempo a disposizione. Ora è arrivato un nuovo slittamento e questa volta manca un orizzonte temporale ben preciso e definito: l'adozione del Regolamento sulle emissioni di Co2 per auto e furgoni è stata posticipata senza fissare una data.

È andato dritto al punto l'azzurro Massimiliano Salini: "Sulla transizione ecologica l'esecutivo Ue sta sbagliando, o corregge subito il tiro oppure saranno i cittadini a imporre il cambiamento, spazzandola via con il voto europeo del 2024". L'eurodeputato di Forza Italia/Ppe ritiene che sia un "monito alla cosiddetta 'maggioranza Ursula' che regge la Commissione" e che un passaggio forzato all'auto elettrica "distruggerebbe migliaia di aziende e posti di lavoro nell'automotive".

Per Matteo Salvini si tratta di un "grande segnale" che testimonia come il governo sia stato in grado di "offrire argomenti di buonsenso sui tavoli internazionali, a difesa della nostra storia e del nostro lavoro". Il vicepresidente del Consiglio e ministro delle Infrastrutture ha annotato che in tal modo "è stata ascoltata la voce di milioni di italiani". "La strada è ancora lunga ma non ci svenderemo alla Cina", ha aggiunto.

Anche secondo Tommaso Foti siamo di fronte a un successo del governo italiano: "Questo stop accoglie le nostre rimostranze: l'augurio è che il buonsenso continui a prevalere". Il capogruppo di Fratelli d'Italia alla Camera ha sottolineato che il termine del 2035 sarebbe troppo breve "sia per permettere ai cittadini di adeguarsi sia per le industrie italiane che dovrebbero produrle, smantellando di fatto un'intera filiera".

Il fronte degli scettici

Con il passare dei giorni si è fatto sempre più forte il fronte degli scettici in merito alla proposta del bando alla produzione e vendita di auto e van con motori termici dal 2035. Il motivo del rinvio va trovato nell'incertezza del risultato finale, che è tornato in bilico in seguito alle varie posizioni critiche che si sono via via palesate. L'ok all'accordo raggiunto da Consiglio e Parlamento Ue avrebbe rischiato di non raggiungere la maggioranza qualificata per l'adozione finale.

Forti dubbi erano stati già sollevati da Polonia e Bulgaria. Dal suo canto l'Italia aveva messo in guardia sulla propria contrarietà allo stop dal 2035 alla vendita di nuove auto a benzina e diesel. A frenare è stata anche la Germania, la cui posizione non è ancora netta: il partito liberale, che fa parte della coalizione di governo, avrebbe frenato sulla decisione e di conseguenza avrebbe aperto un problema nella maggioranza.

Da qui la decisione di temporeggiare. Tuttavia si naviga a vista: bisognerà vedere se a Berlino il governo riuscirà a trovare una soluzione di compromesso all'interno della coalizione.

Tra le ipotesi di alcuni esponenti dell'esecutivo tedesco c'è quella di continuare a usare i motori a combustione ma con carburanti a zero emissioni. Il Regolamento traballa di nuovo. Le perplessità della Germania e il "no" dell'Italia si aggiungono ai dubbi di Polonia e Bulgaria: il blocco di minoranza potrebbe essere decisivo per bloccare l'iter.

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