"Faccio viaggiare i miei lettori dal sedile del metrò alla Polinesia"

Lo scrittore francese racconta i segreti del suo "La mia bottiglia per l'oceano"

"Faccio viaggiare i miei lettori dal sedile del metrò alla Polinesia"

Con La mia bottiglia per l'oceano (edizioni e/o, pagg. 416, euro 18; traduzione di Alberto Bracci Testasecca) lo scrittore francese Michel Bussi non solo conferma la sua passione per i viaggi ma anche per quella per gli enigmi e le storie di mistero e mescola atmosfere tipiche di Agatha Christie con una ambientazione naturale alla Paul Gauguin. Cinque aspiranti scrittrici accettano la sfida di scrivere un romanzo sull'isola di Hiva Oa ma la scuola di scrittura alla quale si sono iscritte per ascoltare i consigli del bestsellerista Pierre-Yves Franços si trasformerà presto da Paradiso in Inferno e la loro sopravvivenza si scontrerà con le loro aspirazioni letterarie.

Quali emozioni le dà la scrittura di suspense?

«Crea una connessione unica con il lettore, devi anticipare le sue reazioni. A volte è anche un modo per guardare oltre l'abisso, perché il lettore può avere l'impressione che i personaggi gli stiano davvero parlando».

È divertente cambiare location e personaggi continuamente?

«Sì, mi piace sorprendere il lettore ogni volta! E quindi sorprendere anche me stesso!».

Quanto la letteratura per lei è un impegno e quanto è un gioco?

«La letteratura è un gioco per me, viene dall'immaginazione, dalla finzione. In questo senso è davvero un gioco: il lettore sa che quello che sta leggendo e che sta vivendo è una storia e che non è reale. Ma, nonostante tutto questo, il gioco può essere serio, impegnato...»

Quanto le piace viaggiare?

«Sono un geografo di formazione e ho scelto questa professione per viaggiare. Sono fortunato, i miei libri sono stati tradotti in molti Paesi, il che mi consente ora di viaggiare come scrittore. Ed è una grande fonte di ispirazione».

Secondo lei qual è il segreto delle sue storie?

«Mi piace scrivere romanzi di suspense, o gialli, ma in gran parte con del romanticismo. L'infanzia, la malinconia, la poesia sono molto presenti nei miei romanzi. Cerco quindi di coniugare forti emozioni con la dimensione ludica di un puzzle book».

Hai mai pensato che i suoi romanzi siano splendidi quadri che i lettori appendono in casa...

«È una bella immagine! Mi piace l'idea di un'arte universale che entra nella vita delle persone. Sono spesso geloso dei cantanti, che ci riescono molto più facilmente. Un libro non entra così facilmente, e mai irrompendo nella quotidianità delle persone. Ma mi piace pensare che anche la letteratura popolare ci riesca un po', e che alcuni dei miei libri abbiano contato, a un certo punto, nella vita di alcuni lettori, e che questi lettori li ricorderanno per sempre».

Leggendo La mia bottiglia per l'oceano vengono subito in mente certe storie di Agatha Christie...

«La citazione da E poi non ne rimase nessuno... è esplicita e riguarda i Dieci piccoli indiani della ballata originale. È una forma di omaggio a una autrice che ho letto e studiato molto».

Qual è l'immagine del Pacifico e delle Isole Marchesi che esce dal libro?

«La Polinesia Francese, e le Marchesi in particolare, sono un luogo unico al mondo. Ho avuto il privilegio di visitarle per questo romanzo, e spero che molti lettori possano così viaggiare tra le mie pagine. Mi piace immaginare che i lettori, nella metro mattutina, volino alle Marchesi mentre leggono il mio libro».

Le piacciono i laboratori di scrittura?

«Non vi ho mai partecipato e solo raramente ne ho animato uno. Possono essere utili per acquisire fiducia in se stessi, iniziare, mettersi alla prova... Ma sono convinto che la scrittura non si impari. L'unico consiglio che posso dare a un aspirante scrittore è di non seguire i consigli di nessuno e seguire solo il proprio intuito».

Come ha scelto i cinque fedeli lettori e aspiranti autori per la sua storia?

«Sono stati determinati dalla storia. Dovevano avere tutti un segreto. E, soprattutto, rappresentavano tutti un tipo di lettore. A tutti piace leggere per un motivo diverso. Questo libro è molto più un omaggio alla lettura che alla scrittura!».

Gauguin e Brel amavano il Pacifico come lei, qual è il segreto di questo luogo?

«Le Marchesi sono insieme inferno e paradiso, un luogo di grande bellezza, ma anche di grande ferocia.

È l'arcipelago più isolato del mondo... con una cultura unica - l'haka, il tatuaggio, i tiki... - che ha sofferto molto per la colonizzazione, ed è una cosa abbastanza sconosciuta, e questo libro rende omaggio a quegli incredibili posti».

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