False ricette per psicofarmaci, denunciata

False ricette per psicofarmaci, denunciata

I carabinieri della Barona, che l’hanno denunciata a piede libero, hanno tenuto a sottolinearlo: non si tratta né di una pregiudicata né di una tossicodipendente e, tanto meno, di una spacciatrice. Roberta (il nome è di fantasia) è semplicemente una studentessa universitaria milanese 32enne molto stressata per una serie di ragioni collegate a una non brillantissima carriera scolastica. Forse per questo, forse per una fissazione subentrata dopo una cura regolarmente prescrittale da uno specialista, la giovane donna falsificava in casa ricette mediche per continuare indisturbata a procurarsi psicofarmaci come Tavor e Xanax. «Anche adesso che la cura era finita e, teoricamente, di quei farmaci poteva tranquillamente farne a meno» spiegano i militari.
A notare l’anomalia sono stati i titolari di tre farmacie, due comunali e una privata, della Barona. All’inizio di novembre hanno cominciato a far caso a questa cliente sui trent’anni che esibiva con frequenza ricette per diverse scatole di psicofarmaci. Troppe confezioni. Almeno per una persona normale che non avesse delle necessità particolari.
I farmacisti si sentono, si parlano, confrontano le loro esperienze e giungono alla conclusione che è meglio denunciare il fatto. Così iniziano le indagini dei carabinieri. Che riescono a mettersi sulle tracce della studentessa anche grazie alle immagini delle telecamere delle farmacie e a quelle lungo la strada che, in particolare, «fotografano» Roberta mentre arriva e riparte in auto. Grazie alla targa i militari la rintracciano e scoprono che nella sua abitazione la giovane donna ha uno scanner con il quale «elabora» le ricette. Messa davanti ai fatti Roberta confessa e contro di lei scatta la denuncia.
«Vent’anni fa, quando iniziai a lavorare, fatti come questi erano molto più frequenti - spiega Roberto Rossi, neo presidente dell’ordine dei medici di Milano -. I tossicodipendenti abusavano di psicofarmaci, addirittura spezzavano il Roipnol per iniettarselo in endovena. Così la storia della ricetta andata lavata con i jeans andava per la maggiore.

Oggi ci sono persone che, grazie al computer, riescono a riprodurre interi ricettari medici, con tanto di intestazione».
«Bravi i farmacisti: un fatto come questo testimonia la nostra sincera volontà di vigilare sulla salute della gente» commenta Anna Rosa Racca, farmacista e presidente nazionale di Federfarma.

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