Milano - Dopo il fango, gli attacchi mediatici e gli insulti personali, il gruppo editoriale Espresso tira fuori dal cappello magico l'ennesimo colpo basso. Un esposto al tribunale di Milano. Difficile da credersi. Verrebbe da chiedersi: cosa mai avranno da andarsi a lamentare dalle toghe milanesi? "Berlusconi aveva istigato gli industriali a boicottare e a interrompere gli investimenti pubblicitari". Colta la palla al balzo, il gruppo di Carlo De Benedetti ha sguinzagliato gli studi di Carlo Federico Grosso e Guido Rossi per un nuovo (l'ennesimo) attacco al premier che ribatte: "L’ho già spiegato alla grande come sono andate le cose e, comunque, adesso vedrete".
L'esposto dell'Espresso Il gruppo Espresso ha depositato oggi al tribunale di Milano un esposto nei confronti del presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, per le dichiarazioni da lui rese lo scorso 13 giugno. In tale data, si legge in una nota, "Berlusconi aveva accusato il quotidiano la Repubblica di un attacco eversivo nei suoi confronti e nel contempo aveva istigato gli industriali a boicottare e a interrompere gli investimenti pubblicitari". Le ipotesi di reato prospettate dal gruppo espresso riguardano la diffamazione, l’abuso d’ufficio e la violazione della disciplina in materia di market abuse. In sede civile, l’atto di citazione riguarderà la concorrenza sleale e il boicottaggio.
Il legale dell'Espresso "Le parole del presidente del Consiglio Silvio Berlusconi all’assemblea dei giovani industriali a Santa Margherita hanno costituito un attacco senza precedenti che può avere effetti economici molto rilevanti nei confronti di un gruppo editoriale e dei suoi giornali che, sicuramente, non sono allineati con le posizioni dello stesso Presidente del Consiglio e del suo Governo", ha spiegato il professor Carlo Federico Grosso, legale del gruppo editoriale L’Espresso, in relazione all’esposto presentato questa mattina a Milano nei confronti del premier per le dichiarazioni fatte lo scorso 13 giugno. Le ipotesi di reato prospettate nell’esposto-querela sono la diffamazione, l’abuso di ufficio e la violazione dell’articolo 185 del Tuf e cioè manipolazione del mercato.
La replica del premier "Ho spiegato alle imprese che non possiamo dare pubblicità a chi provoca la caduta della domanda: giornali che assumono un atteggiamento negativo rispetto alla crisi". Il presidente del Consiglio è sicuro: "Questo non è aggiotaggio".
"Non mi ferisce assolutamente, non sono minimamente scalfito da quanto accaduto nelle ultime settimane - ha detto Berlusconi - la sinistra, non avendo argomenti politici, abbia utilizzato questi strumenti, ma gli italiani non sono così sciocchi". Infine ha assicurato: "Il consenso del governo è al 56% mentre il mio personale è al 68,2%".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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