Se è vero che con il passare dell'età si è maggiormente esposti, statisticamente parlando, alla possibilità di andare incontro a importanti patologie fino alla comparsa di qualche forma di cancro, la stessa età avanzata è spesso un'alleata fondamentale affinché la malattia possa evolvere molto lentamente. Alcuni ricercatori del Memorial Sloan Kettering Cancer Center (Msk) di New York hanno scoperto nuove prove su come l'avanzare degli anni possa anche essere un'arma contro il cancro.
I risultati dello studio
Pubblicato sulla celebre rivista scientifica Nature, la ricerca consiste nell'osservazione di quanto avvenuto su alcuni topi di laboratorio con uno dei tipi di cancro del polmone più comune, l'adenocarcinoma polmonare, che ancora oggi causa il 7% di decessi nel mondo: ebbene, gli scienziati hanno scoperto che più i topi diventavano vecchi e minore era la produzione di una proteina chiamata NUPR1 facendo funzionare le cellule polmonari come se avessero carenza di ferro. Dal momento che le cellule nei topi più anziani funzionavano come se non avessero abbastanza ferro, questo ha limitato la capacità di rigenersarsi che è collegata direttamente all'avanzata del cancro: ecco perché i topi più anziano hanno visto il loro tumore avanzare molto più lentamente rispetto a quelli più giovani.
Quali spiegazioni
Per l'essere umano, fino ai 70-75 anni quasi tutti i tumori hanno un certo tipo di decorso che cambia e rallenta, molto spesso, dagli 80 anni in poi. "La nostra ricerca aiuta a capire perché le cellule che invecchiano perdono la loro capacità di rinnovamento e quindi di crescita incontrollata che avviene nel cancro", spiega il l'autore senior dello studio, Tuomas Tammela, dello Sloan Kettering Institute dell'Msk.
I ricercatori hano dato due spiegazioni determinanti: nella prima è stato evidenziato il ruolo del ferro, spesso sottovalutato, per la capacità delle cellule invecchiate di rigenerarsi "suggerendo che le terapie che prendono di mira il metabolismo del ferro potrebbero funzionare meglio nelle persone più giovani che in quelle più anziane"; come seconda risposta hanno evidenziato l'importanza di prevenzioni e interventi precoci.
Quale futuro
"Pensiamo che questa scoperta possa avere un potenziale immediato per aiutare le persone", sottolinea il dott. Tammela. "In questo momento, milioni di persone, soprattutto dopo la pandemia di Covid-19, vivono con una funzionalità polmonare insufficiente perché i loro polmoni non sono guariti completamente da un'infezione o per qualche altro motivo. I nostri esperimenti sui topi hanno dimostrato che somministrare ferro può aiutare i polmoni a rigenerarsi e abbiamo modi davvero validi per somministrare farmaci direttamente ai polmoni, come gli inalatori per l'asma", aggiunge.
Le scoperte del team avranno anche importanti implicazioni per le terapie basate sulla morte cellulare chiamata ferroptosi, innescata dal ferro: questo significa che molti trattamenti che hanno questo bersaglio potrebbero non essere così efficaci nei pazienti anziani rispetto a quelli più giovani.
"Una delle cose che abbiamo dimostrato esplorando tutta questa biologia del ferro è che la ferroptosi è soppressiva del tumore, come tutti sospettavano, ma molto più profondamente negli animali più giovani".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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