I punti chiave
Può sembrare incredibile ma un ingrediente della comune colla vinilica che utilizzano anche i bambini può aprire una nuova strada per la cura di alcune tipologie di cancro: a dirlo sono gli scienziati giapponesi dell'Università di Tokyo che si sono concentrati sugli effetti dell'alcol polivinilico (Pva) in combinazione con un composto boro (D-Bpa).
Di cosa si tratta
Nel caso specifico, i tumori della testa e del collo più avanzati e difficili da trattare possono essere migliorato con l'aggiunta di Pva che ha mostrato gli effetti della radioterapia rispetto ai farmaci che si utilizzano normalmente per queste tipologie di cancro. Il Pva ha reso il farmaco in grado di selezionare in maniera più efficiente le cellule tumorali prolungando l'azione del farmato ed evitando la distruzione delle cellule sane dalle radiazioni.
Quali sono i vantaggi
Già nel 2020 il Giappone è stato il primo Paese nel mondo a rendere operatita una terapia che consiste nella cattura dei neutroni del boro (Bnct) utilizzata in maniera specifica per alcune tipologie di cancro: in pratica i medici somministrano ai pazienti un farmaco contenente boro che si accumula nelle cellule tumorali; a quel punto ecco l'esposizione a neutroni a bassa energia che reagiscono con il composto e distruggono le cellule tumorali ma non danneggiano quelle sane. Se i vantaggi sono questi, il rovescio della medaglia è dato dalla bassa energia che non può essere utilizzato per tante tipologie di neoplasie ma soprattutto per quelli di testa e collo perché si trovano più in superficie.
La scoperta
Nella loro ricerca, la prof. Kakeru Konarita e il professore associato Takahiro Nomoto hanno scoperto che aggiungendo l'alcol polivinilico al composto che conteneva boro hanno migliorato la cura al cancro in quelle malattie. "Abbiamo scoperto che il Pva, utilizzato nella colla liquida, migliora notevolmente l'efficacia di un composto chiamato D-Bpa, che fino ad ora era stato rimosso dagli ingredienti dei farmaci perché ritenuto inutile", ha spiegato Nomoto tra le pagine dell'Università di Tokyo. "Né il Pva né il D-Bpa mostrano attività farmacologica quando somministrati da soli. Tuttavia, la combinazione di questi composti ha portato a un accumulo tumorale notevolmente elevato, a una ritenzione prolungata e a una potente efficacia terapeutica, anche se confrontati con un farmaco usato clinicamente".
Cosa cambia adesso
Il D-Bpa ha attirato i ricercatori perché sembra essere più selettivo delle cellule cancerose rispetto ad altri elementi in combinazione con l'elemento che si trova nella colla vinilica: la strada, adesso, può portare allo sviluppo di nuovi farmaci per trattare il cancro risparmiando anche molto in termini di denaro rispetto ad altre ricerche concentrate su "combinazioni complesse di molecole costose", ha sottolineato Nomoto.
"Tuttavia, siamo preoccupati che tali metodi, quando messi in pratica, saranno così costosi che solo un numero limitato di pazienti ne trarrà beneficio. In questo studio, abbiamo mirato a sviluppare un farmaco con una struttura semplice e un'elevata funzionalità a un costo basso".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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