Covid, cosa c'è da sapere su Eris (senza allarmismi)

In Italia si registra un aumento dei casi causati dalla sottovariante: ecco quali sono i sintomi e perchè vanno spenti sul nascere inutili allarmismi

Covid, cosa c'è da sapere su Eris (senza allarmismi)
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In Italia si torna a parlare di Covid: come abbiamo visto sul Giornale è bastata una risalita dei contagi per allarmare una parte della popolazione anche se, ormai, tracce di quel Covid-19 che abbiamo conosciuto oltre tre anni e mezzo fa non ce ne sono più (da tempo). La sottovariante Eris, il cui nome scientifico è EG.4, è quella che circola maggiormente in Italia perché rappresenta circa il 42% dei campioni presi in esame.

Cos'è Eris

Descrivendo la situazione dal punto di vista scientifico, uno studio dell'Università dell'Insubria ha scoperto una particolare mutazione (F456L) nella proteina Spike del virus che farebbe diventare la sottovariante Eris più diffusa rispetto a quelle del recente passato. Nel dettaglio, gli autori dello studio hanno dimostrato che questa nuova mutazione fa mantenere a EG.5 le stesse capacità funzionali e trasmissive delle precedenti varianti di Omicron che hanno dominato lo scenario negli ultimi mesi.

I sintomi

Non c'è praticamente nessuna differenza con i normali virus influenzali che circolano durante la stagione autunnale e invernale. La variante si manifesta con:

  • mal di gola
  • tosse secca
  • congestione nasale
  • mal di testa
  • raucedine
  • dolori articolari e muscolari

​In questo caso, la variante non attacca i sapori e gli odori, diversamente da come avveniva con le altre. È chiaro che per i fragili rimane consigliata la vaccinazione e che, in caso di contagio, è sempre buona norma indossare la mascherina (specie se in presenza di persone anziane).

Quali sono i dati attuali

Nell'ultima settimana, secondo i dati raccolti in Italia, si è registrato un aumento dei contagi di Eris del 44% rispetto alla settimana precedente ed è ormai dominante nel nostro Paese dal momento che risulta sequenziata nel 40% dei campioni. Rispetto alle varianti che sono circolate negli ultimi mesi, EG.4 ha la mutazione in Spike che la rende più resistente agli attacchi del sistema immunitario. Simile alla situazione italiana è quanto accate a livello globale visto che EG.5 è diventata variante di interesse: la sua presenza maggiore è in Europa, Stati Uniti e Asia.

"Gli studi ad oggi effettuati evidenziano che EG.5 è caratterizzata da un elavato tasso di crescita che, insieme ad una diminuita capacità neutralizzante da parte di anticorpi verso altre varianti giustificherebbe la sua prevalenza in diversi Paesi", spiega una nota del nostro Istituto Superiore di Sanità.

Sulle altre varianti che attualmente vengono attenzionate ecco che il 16,5% dei campioni sequenziati in Italia mostra la presenza di XBB.1.16 mentre i numeri relativi a XBB.1.5 sono in diminuzione (13,4% contro il 21,2% della precedente indagine di luglio 2023).

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