«Il fascino spirituale diventa moda»

Il produttore David Zard: «Molti vogliono soltanto darsi un tono da intellettuale»

Ariela Piattelli

La «Kabbalah-mania» ha contagiato una notevole parte del mondo dello spettacolo, certo è che questa nuova moda è il frutto di una lettura hollywoodiana di un argomento molto complesso e misterioso. «A volte l’interesse delle celebrità è motivato dalla volontà di darsi un tono intellettuale - spiega David Zard, grande produttore di spettacolo di religione ebraica -. La Kabbalah è una grande ricchezza dell’umanità perché rappresenta un terreno di interscambio culturale. È un mondo senza dubbio affascinante, le celebrità entrano in questo mondo fatto di mistero ed è da verificare la lezione che traggono da esso: ad esempio, la pratica di tatuarsi lettere o immagini sul corpo va contro un precetto fondamentale». E tra le regole dell’ebraismo tradizionale esiste anche il divieto per la donna di studiare la Kabbalah, quindi Madonna va contro un altro precetto. «Credo che non debbano esistere limitazioni in questo senso per le donne - continua Zard -. Esistono “molti ebraismi”, ed altrettanti modi di praticarli. La religione ebraica è aperta e democratica e si può attingere molto da essa, perché non c’è una chiusura culturale».
Di diverso avviso è Gianni Dattilo, psicoterapeuta di religione ebraica: «La Kabbalah a cui aderiscono le celebrità nasce certamente dall’ebraismo e viene letta come percorso spirituale per tutti. In realtà non è così semplice entrare in questo mondo. Per l’ebraismo è impossibile dividere i precetti della Torah dalla Kabbalah, ma per le regole condivise sia dall’ebraismo sia dall’etica comune la Kabbalah può essere un veicolo per far luce su questi precetti». Eppure stupisce il fatto che queste celebrità abbiano deciso di avventurarsi in un territorio così “esclusivo”: «Le celebrità sono attratte dalla componente misteriosa e sacrale della Kabbalah - spiega Dattilo -. Subiscono il fascino dell’ignoto. Molti, non solo le celebrità, sono attratti dalla forma delle lettere ebraiche, dalla loro immagine perché credono che la lettera sia collegata all’anima. Già nel Rinascimento la Kabbalah affascinava intellettuali che non appartenevano al mondo ebraico, come Marsilio Ficino e Pico della Mirandola». E ci sono anche ragioni psicoanalitiche e sociologiche: «Viviamo in un’epoca in cui si devono trovare altre certezze, per rispondere a domande esistenziali e la Kabbalah offre a molti delle risposte che non si trovano in altre religioni - conclude Dattilo -.

Credo comunque che ci sia qualcosa di autentico nella loro ricerca: c’è il senso di insoddisfazione, il vuoto interiore, la volontà di dare senso alla propria vita. La ricerca in ciò che è sacro e misterioso può divenire così antidoto per un certo mal di vivere».

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