Fazio: «Modello d’indipendenza»

«Ha diretto la Fed con grande autorevolezza e rigorosa autonomia dall’Amministrazione»

Gian Battista Bozzo

da Roma

Antonio Fazio è un ammiratore di Alan Greenspan. «Ha fatto scuola», afferma, ricordando che «ha diretto la Fed con grande autorevolezza, sempre dando prova di rigorosa indipendenza». E aggiunge che «con il suo avvicendamento non si chiude un’era, proprio per quello che egli lascia». La sua è un’eredità che Ben Bernanke, «un economista di vaglia nella grande tradizione dei presidenti della Riserva federale», saprà senz’altro raccogliere.
Il governatore della Banca d’Italia ha conosciuto il presidente uscente della Federal Reserve dodici anni fa, e l’ha incontrato regolarmente da allora più volte all’anno: alle riunioni di Basilea, ai vertici del Fmi, ai summit del G7. Nel giorno in cui il presidente Bush nomina Ben Bernanke alla guida della Fed al posto di Greenspan, tratteggia la figura del governatore uscente per il Giornale, inframezzando l’analisi economica coi ricordi personali.
«Conosco Alan Greenspan da dodici anni, e mi onoro della sua amicizia. Abbiamo avuto modo di incontrarci, con gli altri governatori del Gruppo dei Dieci e dei Sette, più volte nel corso degli anni, nelle diverse sedi internazionali. È sempre un piacere ascoltare le sue analisi che, partendo dall’economia reale, dalla crescita, dalla produttività, dall’occupazione, arrivano a diagnosi di ampio respiro sulla situazione dei mercati finanziari e alla prospettazione di possibili linee di intervento. È un piacere interloquire con lui - spiega il governatore della Banca d’Italia - poiché possiede e maneggia con grande perizia gli strumenti dell’analisi economica e dell’econometria. Le sue analisi non sono mai slegate da situazioni contingenti, dall’effettivo andamento dell’economia e dei mercati, spesso con visioni innovative nell’interpretare i fenomeni».
Fra due economisti-banchieri centrali è facile trovare punti di convergenza. «Condivido con Greenspan - osserva ancora Fazio - un atteggiamento non pessimistico sulla situazione del dollaro, tenendo tuttavia sempre presenti i rischi che derivano da un ampliamento continuo del disavanzo statunitense verso l’estero. E condivido con lui anche l’ottimismo di fondo sulla capacità di crescita dell’economia statunitense. Può pesare, nel lungo periodo, un eccessivo aumento del debito pubblico, ma, come si ricorderà, ora il rapporto fra debito pubblico e prodotto è negli Stati Uniti intorno al 40 per cento. Più volte si è infine discusso, nelle nostre riunioni, dei rapporti fra demografia, sistema pensionistico, sviluppo economico». Secondo il governatore, «è ben presente in Greenspan la necessità di inserire a pieno titolo nei flussi di commercio e nei movimenti di capitali i Paesi in via di sviluppo, al fine di farli beneficiare del processo di globalizzazione».
Dopo diciott’anni di guida della Fed, che eredità lascia Alan Greenspan nel central banking, l’arte difficile di assicurare lo sviluppo economico nella stabilità dei prezzi? Secondo Fazio, «la sua attività al vertice della più importante economia mondiale, le sue analisi e i suoi interventi di politica monetaria lasciano un’impronta duratura nel central banking degli ultimi decenni. Ha diretto la Fed con grande autorevolezza, sempre dando prova di rigorosa indipendenza dall’Amministrazione. Il suo governo della moneta è stato saggio, equilibrato e al tempo stesso flessibile, sempre capace di far pervenire a sbocchi positivi le diverse circostanze di crisi. Il suo non è eclettismo, ma lucida conoscenza di strumenti e obiettivi».
Insomma, per Fazio il presidente uscente della Fed è il Maestro, come lo definisce Bob Woodward nella sua bella biografia. «Ha fatto scuola.

Con il suo avvicendamento non si chiude un’era, proprio per quello che egli lascia. Ben Bernanke è un economista di vaglia che ben continuerà - conclude il nostro banchiere centrale - la grande tradizione degli economisti presidenti della Riserva federale».

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