La Fed cambia rotta? L’euro a un passo da quota 1,20 dollari

Nella riunione di oggi la banca Usa potrebbe annunciare che il rialzo dei tassi sta per finire. L’Opec ipotizza tagli, petrolio a 60 dollari

Rodolfo Parietti

da Milano

La riunione di oggi del Fomc, il braccio operativo della Federal Reserve, sarà l’ultima presieduta da Alan Greenspan prima del passaggio delle consegne a Ben Bernanke, previsto alla fine del prossimo gennaio. Ma più che sul commiato del Maestro, i mercati sono concentrati sui possibili segnali di un cambio di registro della politica monetaria. L’ipotesi che la lunga fase di rialzo dei tassi stia volgendo al termine ha portato ieri l’euro a sfiorare quota 1,20 dollari, il massimo da oltre due mesi. La moneta unica ha inoltre stabilito il record storico sullo yen a 143,5, mentre il petrolio è risalito sopra i 60 dollari il barile dopo che l’Opec, oltre a decidere il rientro della produzione all’interno delle quote ufficiali, non ha escluso futuri tagli all’output in previsione di un calo della domanda nel medio termine.
Le previsioni degli analisti sugli sviluppi strategici da parte della Fed sono fortemente mutate nell’ultimo periodo, soprattutto dopo la diffusione dei verbali del summit Fomc di inizio novembre, quando all’interno del board fu oggetto di discussione l’opportunità di stringere ulteriormente i bulloni del credito. Così, se fino a qualche settimana fa il costo del denaro Usa era visto salire dall’attuale 4 al 4,75% entro l’estate 2006, ora le stime si sono fatte più prudenti. L’atteso ritocco di un quarto di punto nel vertice di oggi (il tredicesimo consecutivo) potrebbe dunque costituire l’ideale linea di separazione tra l’era post-recessione contrappuntata da strette ripetute e graduali, e un periodo in cui gli aggiustamenti al rialzo sono destinati a rarefarsi fino a interrompersi del tutto. Da questo punto di vista, il linguaggio che la banca centrale utilizzerà oggi nel consueto comunicato finale sarà la miglior cartina di tornasole per capire in quale direzione si muoverà la Fed. In particolare, l’assenza di parole-chiave quali «accomodante» e «gradualità», ovvero della terminologia che ha sempre accompagnato le mosse di politica monetaria dal giugno 2004, confermerebbe la tesi secondo la quale la fase restrittiva è quasi al capolinea.
Non va tuttavia trascurata una seconda opzione, strettamente legata all’ormai imminente addio di Greenspan. Che potrebbe anche non fornire indicazioni precise sui futuri orientamenti di politica monetaria, in modo da non condizionare in alcun modo l’operato di Bernanke, che dal 31 gennaio 2006 sarà chiamato a raccogliere un’eredità pesante.
Meno margini di interpretazione sembra invece offrire l’Opec. La scelta di «prosciugare», dal 31 dicembre, il surplus di offerta di 2 milioni di barili al giorno, e di riportare dunque la produzione entro i confini della quota ufficiale di 28 milioni di barili al giorno, dà la misura di come il Cartello consideri superata l’emergenza provocata dagli uragani.

Inoltre, i principali Paesi produttori hanno messo le mani avanti: prevedendo un calo della domanda, è stata convocata una riunione straordinaria per il prossimo 31 gennaio in cui potrebbe essere deciso un taglio dell’output.
Per il momento, la quota di 28 milioni di barili «se rispettata - spiega il comunicato finale - , sarà adeguata per mantenere in equilibrio il mercato nel corso del primo trimestre del prossimo anno».

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