Paolo Scotti
da Roma
Avresti preferito un altro momento per presentare i tuoi film al pubblico? «No, no. Almeno il pubblico teniamocelo». Una risata, un applauso, e limbarazzo generale è superato. A una professionista intelligente come Sabrina Ferilli basta una battuta (sia pure amara) per superare la coincidenza che la vuole davanti alla stampa proprio quando il suo matrimonio è appena finito. «Il lavoro è sempre stato importante per me - considera lattrice, con un sorriso teso - ma in questi ultimi tempi mè stato proprio indispensabile. Perché mha aiutato a pensare ad altro».
Il privato della donna, tuttavia, non fa passare in secondordine lomaggio reso allattrice. E non cè dubbio che Angela, Matilde e Lucia - i tre tv movie in onda su Raiuno il 20, il 27 settembre e il 4 ottobre - rappresentino unautentica prova dinterprete; qualcosa di molto vicino al divismo degli anni in cui De Sica celebrava i fasti della Loren, (con la trilogia di Ieri oggi e domani) o la Rai quelli della Magnani (col trittico Tre donne di Alfredo Giannetti). Ma non basta: il tributo alla versatilità della popolare interprete ha chiamato a raccolta talenti del calibro di Laura Toscano e Franco Marotta (autori dei tre soggetti), dei fratelli Frazzi, di Pasquale Pozzessere e Luca Manfredi (registi dei tre film), di Giorgio Panariello e Stefano Dionisi (coprotagonisti), di Morricone, Piovani e Bacalov (autori delle colonne sonore). Se poi pensate alla scena clou di Angela, in cui la Ferilli nei panni duna popolana romana urla disperata dietro la camionetta nazista che si porta via il suo uomo, il parallelo fra lamatissima Sabrina e la mitica Nannarella diventa «non solo legittimo» (come commenta Ennio Morricone) ma inevitabile.
«Al progetto di questa trilogia stavo dietro da due anni - racconta lei - e pur di renderlo possibile ho dimezzato il mio cachet. Tutto perché Laura Toscano, che mi conosce meglio di mia madre e sa di me cose che non sa nessun altro, mha cucito addosso tre personaggi assolutamente congeniali: la popolana Angela, che nella Roma occupata dai nazisti impara ad uscire dallegoismo grazie allamore; Matilde la soubrette, che con solare ottimismo naïf sa risollevarsi dalle bastonate della vita; Lucia la casalinga, che in unItalia bacchettona deve emanciparsi da molti pregiudizi». Il tutto calato in un «dichiarato omaggio al migliore cinema italiano» o (come dice Antonio Frazzi) in un «falso film dautore»: non sarebbe un caso, cioè, che questa trilogia ricordi tante pellicole firmate Lizzani, Rossellini, Sordi. Ma allora perché mai è la tv, e non il cinema, ad offrire ruoli a Sabrina Ferilli? «Perché oggi il nostro cinema si muove solo sui binari obbligati dellevasione sbracata o dellimpegno noioso - è la pronta risposta -. È diviso in caste. Meno male che cè la Rai. Almeno, in quanto tv di Stato, è costretta a fare anche cose di qualità».
Resta il tempo per qualche ulteriore riflessione sul suo difficile momento privato. «Gestire la popolarità non è difficile. Ma pesa. Ma io sono un personaggio pubblico. E so che questo è un prezzo che si deve pagare».
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