Fermati due responsabili: sono minorenni

Milano«E anche se prendessero i responsabili? Non credo più nella giustizia. E comunque mio figlio non potrà più ridarmelo nessuno». Senza lacrime, il volto scavato dalla sofferenza, guarda con rabbia il muro dell’obitorio di piazzale Gorini che ha davanti a sé. È quello lo spazio angusto ma immenso che separa Salvatore Mazzara, 56 anni, ex ferroviere in pensione di origine siciliana, dal cadavere del figlio Pietro, un 27enne residente a Milano che ieri all’alba è stato ucciso da una Bmw 320 D sopra la quale viaggiavano quattro rapinatori di origine rom che avevano appena messo a segno un colpo con spaccata al bar tabaccheria «Sono io» di via Mambretti, a Quarto Oggiaro.
Uno scontro violentissimo quello tra le due vetture. Che ha catapultato il giovane Pietro fuori dalla sua Citroën C3 come un missile, facendolo passare dal vetro posteriore per poi rimbalzare sul cofano di altre auto prima di finire sul selciato. Un volo di quasi 20 metri il suo. Inutili i tentativi di rianimarlo del personale del 118.
Erano le 4.55 di ieri all’angolo tra via Arsia e via Cogne, in zona Comasina, quando c’è stato lo scontro mortale. Pietro Mazzara stava tornandosene a casa, da solo. Non aveva le cinture allacciate ma, comunque, nel buio, non avrebbe mai potuto evitare la violenza della Bmw che viaggiava a fari spenti e a tutta velocità dopo che aveva incrociato una pattuglia della Stradale e una volante. L’allarme del bar che avevano appena derubato era scattato e il titolare, da casa, aveva chiamato il 113.
Dopo l’impatto mortale il conducente della Bmw e il passeggero al suo fianco - come hanno dimostrato più tardi i filmati delle telecamere presi in esame dalla polizia locale - sono fuggiti a piedi. In auto, seduti sul sedile posteriore, sono rimasti feriti due minorenni. Che sostengono di non conoscere i complici in fuga: a loro dire gli avevano appena offerto un passaggio. I ragazzini - un rom 17enne del campo nomadi di via Negrotto e un amico 16enne di origine maghrebina - sono stati arrestati per furto aggravato e resistenza. Entrambi con precedenti per rapina, furto e spaccio di stupefacenti, gli adolescenti sono stati portati all’ospedale Sacco dove sono ricoverati per una frattura al femore e al bacino.
Intanto, mentre sul posto dell’incidente convergevano numerose pattuglie dei vigili, la polizia, in forze, ha iniziato una caccia ai fuggitivi. E, per cominciare, gli agenti della questura hanno perquisito da cima a fondo proprio il campo nomadi di via Negrotto, dove vive uno degli arrestati e che si trova a due passi dal luogo dello scontro. Purtroppo senza alcun risultato.

Il tipo di furto, l’auto usata - che è stata rapinata lo scorso 25 maggio da un autosilo del centro cittadino e alla quale sono state cambiate le targhe e a bordo della quale c’erano un piede di porco, cappellini, guanti, picconi e il cambiamonete rubato nel bar - sono elementi che comunque costituiscono una certezza per gli investigatori. Che ieri sera hanno dichiarato: «I responsabili sono nomadi, non c’è dubbio».

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