Festa finita: Olmert indagato rischia l’impeachment

Il premier, accusato di aver ricevuto finanziamenti illegali, pronto a dimettersi: lo sostituirà la Livni

I sessant’anni d’Israele rischiano di durare solo pochi giorni per il suo primo ministro. Mentre lo Stato ebraico festeggia i sessant’anni di vita Ehud Olmert fa i conti con le insidie dell’ultima indagine aperta a suo carico dall’inossidabile e inflessibile procuratore generale Menachem Mazuz. Fino a oggi il premier ha potuto beneficiare della moratoria imposta dalla magistratura a giornali e televisioni. Quest’oggi quell’ultima diga cadrà e la fiumana delle rivelazioni bloccate nelle redazioni per quasi una settimana si abbatterà su Ehud Olmert. Le celebrazioni per il 60° anniversario dello Stato ebraico e i ricevimenti alla presenza di capi di stato e ospiti provenienti di tutto il mondo rischiano dunque di trasformarsi in una spiacevole berlina mediatica.
Soprattutto se, come sussurrano le voci più maliziose, l’indagine si rivelerà così compromettente da costringere il primo ministro all’auto sospensione o addirittura alle dimissioni. Per quanto se ne sa tutta l’indagine verterebbe su una serie di misteriosi finanziamenti messi a disposizione di Ehud Olmert da un «amico americano» il cui nome è coperto dal segreto imposto dalla procura generale. Ma quel nome, impronunciabile fino a ieri in Israele, è già stato divulgato dal tabloid New York Post che l’ identifica Morris «Moshe» Talansky, un uomo d’affari d’origine ebraica fondatore di finanziario esteso da Long Island a Israele. Proprio l’interrogatorio di Talansky fermato al suo arrivo nello stato ebraico per le celebrazioni della Pasqua avrebbe indotto il procuratore generale a metter sotto torchio il primo ministro spedendo l’unità anti frode della polizia a interrogarlo nella sua residenza di Gerusalemme. Durante l’interrogatorio di venerdì mattina il premier avrebbe smentito qualsiasi collusione illegale con l’amico Talansky e avrebbe negato qualsiasi finanziamento illegale. Il colpo fatale potrebbe arrivare dal confronto tra le dichiarazioni del premier e quelle rese nel corso di quattro durissimi interrogatori da Shulaa Zaken, la super collaboratrice conosciuta come l’amministratrice di tutte le attività di Olmert durante il suo mandato di ministro delle infrastrutture. Si tratterebbe in ogni caso d’accuse risalenti alla metà degli anni ’90 quando Olmert era ancora sindaco di Gerusalemme. La scarsa popolarità di Olmert, le mire dell’ambizioso leader laburista Ehud Barak pronto a saltare dalla poltrona di ministro della difesa a quella di premier, e il malanimo di ampi settori del partito Kadima rischiano di trasformare quelle vecchie «bazzecole» in un arma letale.
In attesa della nuova battaglia Ehud Olmert ha celebrato ieri la giornata della memoria dedicata ogni anno al solenne ricordo dei soldati caduti in tutte le guerre combattute tra il 1948 a oggi.

Stando a quanto rivelato ieri da Al Jazeera il premier potrebbe autosospendersi già all’inizio della prossima settimana, dopo il nuovo interrogatorio fissato per domenica dall’unità anti frode della polizia. In un’eventualità del genere il candidato più quotato per un’eventuale sostituzione temporanea o anche definitiva alla testa del partito sarebbe l’attuale ministro degli Esteri signora Tzipi Livni.

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