Quando alle 18.20 di ieri in largo Caccia Dominioni qualcuno grida: «Un applauso per Luca!», la gente batte le mani quasi in uno slancio liberatorio, come se non aspettasse altro. Luca è Massari, il tassista 45enne morto giovedì mattina per un arresto cardiocircolatorio dopo un mese trascorso in coma al reparto di rianimazione del Fatebenefratelli. È lì che, lo scorso 10 ottobre, lhanno «spedito» tre giovani di questo quartiere di case popolari. Lo hanno pestato selvaggiamente dopo che lui, mentre passava alla guida del suo taxi, aveva investito un cocker senza guinzaglio che allimprovviso gli aveva attraversato la strada. E ieri sera i residenti del quartiere Antonini-Vigentino hanno voluto dedicargli un presidio (seguito da una fiaccolata nelle vie limitrofe) proprio nel punto in cui Massari è stato aggredito.
«Cosaltro possiamo fare per lui, ormai? Adesso che non cè più, resta solo la solidarietà di questo quartiere dovè stato ucciso» sussurra una ragazza con la fiaccola in mano mentre si asciuga gli occhi con un fazzolettone a righe. Gli anziani arrivati con i mezzi pubblici da tutta Milano, i bambini sui passeggini, le donne del quartiere con laria un po malconcia di quelle che vorrebbero dire «io non centro con quelli là, io non sono come quelli che hanno ucciso quel poveretto»: sono quasi 500 persone. Tutti battono con forza le mani, molti tirano su con il naso. E naturalmente i tassisti, i colleghi di Luca Massari, non riescono a trattenere la rabbia. «Ma come si può morire così? Non mi do pace - dichiara Pasquale Troisi, 55 anni, tassista da sei -. Dicono che poteva succedere a chiunque...Non è vero! Cè premeditazione verso i tassisti, a noi non perdonano niente, per strada ce ne dicono di tutti i colori...Sapesse quante offese».
Sul marciapiede dove Luca è stato assalito tanti crisantemi colorati e un tappeto di rose bianche. Le manda lamministrazione di Torrevecchia Pia (Pavia): Massari era andato ad abitare da qualche anno nella frazione di Zibido e ieri sera, con la fascia tricolore, cera anche il sindaco della località, Antonio Esposito che, guarda caso, è cresciuto a Milano proprio in questo quartiere, in via Bernardino Verro.
«Non prendetevela con il quartiere, non sarebbe giusto. Qui non cè lomertà tanto sbandierata nelle scorse settimane» dichiara Esposito. Gli fa eco il vice sindaco e assessore alla Sicurezza Riccardo De Corato che, dopo aver rivolto un pensiero a Luca Massari e aver sottolineato che i suoi tre aggressori sono stati catturati proprio grazie alla collaborazione della gente del quartiere, si prende un impegno importante, gravoso. «A Milano episodi del genere non dovranno mai più accadere. E basta parlare di omertà: nei quartieri di Milano non cè omertà - aggiunge il vice sindaco -. Mi auguro che quei tre giovani che lhanno ucciso stiano in galera tutta la vita, non voglio più rivederli in giro».
Accanto a lui lassessore comunale allo Sport e al Tempo libero Alan Rizzi («Ci tenevo a essere qui, in difesa di una categoria di amici, i tassisti e di una persona onesta, uccisa mentre faceva il suo lavoro»), il direttore del decentramento Aler di Milano e consigliere comunale del Pdl Marco Osnato, la consigliera del Pd Carmela Rozza, il vice presidente del consiglio regionale Filippo Penati e il candidato alle primarie Giuliano Pisapia.
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