Massimo Restelli
da Milano
Da osservata speciale per la crisi dellAuto alla novella luna di miele con gli investitori: oltre allinteresse manifestato dai fondi hedge, sarebbe la stessa Ifil a fornire il combustibile per la corsa messa a segno in questi giorni da Fiat in Piazza Affari. Ieri lennesimo scatto: più 2,76% a 7,44 euro in chiusura. A conti fatti è come se le lancette del mercato fossero tornate a gennaio 2003 (7,535 euro il picco di seduta).
A fornire l«innesco» (più 27% da gennaio), secondo quanto ricostruito dal Giornale, sarebbe stata la holding di Gianluigi Gabetti che nei giorni scorsi avrebbe iniziato a posizionarsi sottotraccia per contrastare limpatto del «convertendo»: il 15 settembre Fiat varerà un aumento di capitale per rimborsare il prestito da 3 miliardi ricevuto dalle banche.
Una manovra, quella della famiglia Agnelli, al momento limitata cui si sarebbero però accodate le «ricoperture» dei fondi speculativi nella convinzione che non ci sarà alcun passaggio di consegne in casa Fiat. Inevitabile la deflagrazione degli scambi: oltre 50,52 milioni i pezzi passati di mano pari al 6,31% del capitale votante.
Quanto accaduto in questi giorni in Borsa appare, insomma, il preludio dellatteso riassetto azionario di Fiat che Ifil si prepara ad affrontare con una liquidità prossima al miliardo e dove potrebbe avere un ruolo centrale la stessa holding Exor. Se non sembra possibile escludere lemergere di un nuovo socio forte (4-5% del capitale), perdono invece peso le spiegazioni che ricollegavano il recente sprint del Lingotto alla presentazione della «Grande Punto» in agenda il 5 settembre.
A parte la possibile fiammata di ordini iniziale, prima di gennaio sarà infatti arduo soppesare il successo del nuovo modello cui lad Sergio Marchionne ha affidato il compito di portare il Lingotto definitivamente fuori dal guado. A insufflare fiducia sui conti del gruppo era stato nei giorni scorsi lo stesso presidente Luca Cordero di Montezemolo ma la partita centrale si gioca intorno al convertendo in scadenza il 20 settembre. Malgrado la forchetta per la conversione, calcolata tra la media degli ultimi 6 mesi (5,92 euro) e 14,44 euro, resti incollata a 10,18 euro, il balzo di Fiat favorisce infatti Ifil (più 1,8%). Che a questo punto, dovrebbe andare incontro a una diluizione inferiore a quanto preventivato: il numero di azioni sarà calcolato dividendo i 3 miliardi del prestito per il prezzo di esercizio.
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