da Milano
DaimlerChrysler si tira subito fuori. Il gruppo tedesco-americano, alle prese con il rinnovamento del vertice e la definizione del futuro di Smart, ha smentito lipotesi di unalleanza industriale con Fiat Auto. Per tutta risposta proprio ieri i tedeschi hanno invece annunciato che svilupperanno motori ibridi insieme a Gm e ai rivali diretti di Bmw. La smentita di DaimlerChrysler ha frenato lavanzata del titolo Fiat in Borsa. Lazione ha guadagnato lo 0,26%, a 7,44 euro, beneficiando ancora delleffetto Grande Punto.
Sul tema alleanze, tornato improvvisamente sotto i riflettori, è intervenuto ancora il presidente della Fiat, Luca di Montezemolo. «Le alleanze, una delle quali mi auguro che Marchionne possa annunciare in tempi molto stretti - ha precisato a Repubblica radio - sono mirate a sinergie di mercato o produttive o di componenti. A questo stiamo lavorando».
A Torino la consegna del silenzio imposta dallamministratore delegato Sergio Marchionne è rispettata rigorosamente. Ma fuori dal Lingotto le voci continuano a rincorrersi. Nonostante la smentita, DaimlerChrysler resta sempre sotto osservazione. E anche Ford Europa non viene esclusa a priori, malgrado fonti industriali tendano a negare un eventuale accordo con il gruppo torinese. In casa Ford si sta pensando a come sostituire la piccola Ka e un accordo industriale con gli italiani non è da scartare. Anche la futura gamma Focus, in uscita intorno al 2010, potrebbe essere associata alla terza generazione Stilo.
Resta in lizza anche il rafforzamento delle sinergie già in corso e da poco ampliate con Psa Peugeot-Citroën nel campo dei veicoli commerciali. Intanto si cerca di decifrare il messaggio lanciato martedì da Marchionne e relativo «a unalleanza in un certo senso europea». È quel «certo senso» che induce a riflettere e che potrebbe trarre in inganno. Nellera della globalizzazione si possono considerare di fatto europei costruttori giapponesi che da anni hanno piantato le radici nel Vecchio continente. Tra questi gli esperti vedono la Honda, che in Italia già produce moto e non ha finora stretto accordi con occidentali, come un buon alleato industriale per la Fiat. Lo stesso discorso vale per i colossi americani che hanno creato in Europa le proprie basi operative e di produzione.
Enrico Salza, presidente del Sanpaolo Imi, banca pronta ad affiancare la holding Ifil nella fase decisiva del rilancio della Fiat, sembra guardare più avanti: «Se Marchionne riuscirà nella prima parte del 2006 a portare dei risultati, sarà nelle condizioni di trattare unalleanza con un partner». In proposito il Financial Times ha sottolineato come «anche se la Grande Punto è un successo, ci vorrà più di un modello per portare le attività di Fiat Auto sulla giusta strada». Intanto dalla Fiom arrivano segnali tuttaltro che pacifici. «La Fiat - ha affermato il segretario generale Gianni Rinaldini - non può imporre a Melfi (fabbrica dove sono prodotti i maggiori volumi della Grande Punto, ndr) i 18 turni.
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