Fiat, John Elkann «a rapporto» sul Colle spiega il piano Fiat

Intervento «informativo» di Giorgio Napolitano sugli investimenti in Italia del gruppo. Intanto tra Marchionne la Fiom continua un duro braccio di ferro. E il sindacato dei metalmeccanici accusa il governo di «complicità» con l'azienda

«Allora, come stanno le cose? Come intendete procedere?». Giorgio Napolitano, ha voluto ascoltare direttamente dai vertici del Lingotto quale scenario si profila per Fiat in Italia. E per questo, per «farsi un'idea» di quello che sta succedendo, ha ricevuto al Quirinale l'azionista, il presidente John Elkann. Il quale poi avuto un colloquio anche con il ministro dell'Economia Giulio Tremonti.
Sullo sfondo, il muro contro muro sul piano dell'amministratore delegato Sergio Marchionne, che non cede di un passo nel chiedere garanzie di governabilità, produttività e competività degli stabilimenti come condizione per portare avanti gli investimenti del progetto Fabbrica Italia. Ma la rigidita dell'amministratore delegato per ora non scalfisce il no fermo dei metalmeccanici della Fiom, che escludono ogni margine di trattativa se si va oltre i confini minimi del contratto di lavoro.
John Elkann, nella sua serie di incontri istituzionali a Roma, avrebbe ribadito e chiarito la posizione già espressa da Fiat negli ultimi giorni. E in particolare la necessità di garanzie a fronte della disponibilità a varare il piano di investimenti previsto per gli stabilimenti italiani. Il presidente della Repubblica ha voluto informarsi personalmente. «Consuete attività di relazioni con le istituzioni» è il commento, cauto, che trapela dal Lingotto.
Ma quello con il Capo dello Stato non sarebbe stato un incontro di routine. Sarebbe servito ad un attento approfondimento della strategia di Fiat per il nostro Paese, e dei diversi scenari a cui potrebbe portare (per il «Piano B» preannunciato da Marchionne qualora il Lingotto non ottenga le garanzie che chiede). Il colloquio si sarebbe spinto in profondità, toccando i punti più delicati del confronto aperto con Fiat anche nell'ottica dell'interesse del Paese, quindi con un focus su lavoro e assetto industriale. Un'ottima occasione per parlare quindi di garanzie, sia per i lavoratori degli stabilimenti Fiat, sia per l'occupazione e la capacita dell'industria in Italia su cui il settore dell'auto ha un peso determinante.
Dall'esterno, dal fronte della Fiom, arrivano le critiche sul ruolo che ha invece svolto il Governo. «Una colpevole complicità», dice il leader dei metalmeccanici della Cgil, Maurizio Landini, che attacca il ministro del Lavoro, Maurizio Sacconi. «L'iniziativa di Napolitano - dice Landini - dimostra che abbiamo un presidente che capisce quello che sta accadendo, non come il governo che alimenta contrasti e divisioni. Come arbitro si è proposto il ministro del Lavoro, ma arbitri così non ci servono, non li vogliamo».

Intanto il segretario della Fiom conferma il nyet alle richieste del Lingotto: «Se le cose sono queste non abbiamo nessuna intenzione di cambiare idea». E aggiunge: «Tutto quello che possiamo mettere in campo, sul piano legale o della lotta sindacale, lo faremo. Anche sul piano penale».

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