Mentre la situazione nell'Est dell'Ucraina si fa più complicata, con l'ufficiale caduta della città si Vuhledar, importante snodo del Donetsk, emerge per l'ennesima volta un atto che esula da ogni logica e normativa, anche all'intero di un conflitto: l'esecuzione a sangue freddo di prigionieri di guerra. E per l'ennesima volta è l'esercito russo a macchiarsi di un crimine gravissimo.
Sul campo, ieri la bandiera russa è stata issata sul municipio della città di Vuhledar, dopo che già nei giorni precedenti le forze russe avevano guadagnato ampi spazi di città. La resistenza ucraina è caduta e l'esercito di Kiev ha ammesso di essersi ritirate dalla cittadina nel Donetsk, dopo aver detto che i combattimenti stavano volgendo al peggio. Si tratta di una conquista non simbolica per le Russia perché la cittadina, benché ormai ridotta a un cumulo di macerie dopo di combattimenti, in cui restano soltanto una manciata di civili, è uno snodo chiave per gli approvvigionamenti nella regione del Donetsk, in territorio ucraino.
Ma anche se la notizia della conquista di Vuhledar ha un peso non da poco nell'ambito del conflitto, quello che risalta è l'ennesima strage compiuta dai militari russi. Perché anche in guerra ci sono delle regole che i militari devono seguire e chi non lo fa dallo status di soldato passa a quello di criminale. C'è un video che nel giro di breve ha fatto il giro del Web suscitando indignazione. Il filmato, ripreso da un drone, mostra almeno sedici soldati ucraini che dopo i durissimi scontri nella regione di Pokrovsk, si arrendo ai russi. Vengono allineati in un prato, vicino a un bosco mentre tutto intorno i combattimenti proseguono. I soldati russi, invece che immobilizzarli o legarli o arrestarli in qualche modo, puntano i mitra verso gli ucraini e sparano, uccidendoli, e lasciando i cadaveri a terra. Non solo, un soldato si avvicina ai corpi e spara di nuovo a quelli che danno ancora segni di vita. Poi la fuga, nella parte coperta dal bosco. Da quanto è stato ricostruito, l'ennesimo eccidio di prigionieri di guerra, il più grave dall'inizio del conflitto, è avvenuto non più di tre giorni fa vicino ai villaggi di Mykolaivka e Sukhyi Yar, nel distretto di Pokrovsk. Immagini cruente, che hanno provocato la reazione indignata di Kiev. Le autorità ucraine hanno aperto un'indagine, con la procura generale che ha accusato: «Si tratta del caso più imponente conosciuto di esecuzione di prigionieri di guerra ucraini in prima linea. L'omicidio e la tortura dei prigionieri non sono un incidente, ma una politica deliberata». Duro anche il commento dell'ambasciatore d'Ucraina a Roma Yaroslav Melnyk: «La violazione da parte della Russia delle convenzioni internazionali sui prigionieri di guerra è assolutamente scandalosa. La fucilazione di 16 prigionieri di guerra ucraini è terrificante», ha detto l'ambasciatore. «Chiediamo a tutte le organizzazioni di diritti umani e ai nostri partner internazionali di garantire la responsabilità di tutti coloro che sono colpevoli di crimini contro l'Ucraina».
Nel frattempo non si fermano i bombardamenti russi sulle città, ieri colpito il distretto di Izmail con droni d'attacco e ancora una volta attacchi contro edifici civili
si sono registrati nelle regioni di Kirovohrad, Odessa e Sumy e nel Kharkiv. Di contro le forze ucraine hanno sfondato un'altra zona di confine russo nella regione del Kursk, dove è stata smantellata la roccaforte nemica.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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