Linea dura sul corteo: "Il divieto va rispettato"

Piantedosi e il questore: nuovo no alla manifestazione anti-Israele. "Rischi per ordine pubblico". E il Tar respinge il ricordo dei pro-Pal

Linea dura sul corteo: "Il divieto va rispettato"
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Pugno duro della questura in vista della manifestazione pro Palestina prevista per sabato a Roma. Dopo il divieto di manifestare annunciato nei giorni scorsi, ieri il nuovo questore di Roma Roberto Massicci ha spiegato che «esiste un divieto che va fatto rispettare» aggiungendo «anche utilizzando il dialogo».

Massicci ha precisato che «noi abbiamo già iniziato a lavorare sulle informazioni e faremo un tavolo tecnico il 4 ottobre. Ci stiamo organizzando per pianificare servizi specifici a Ostiense e, i controlli, inizieranno fin dai caselli, diventando più stringenti nei luoghi delle iniziative». Si tratta di «una gestione che inizierà già nelle prossime ore, poi proseguirà anche nelle giornate successive».

La decisione di vietare la manifestazione è arrivata la settimana passata ed è stata motivata da ragioni di ordine pubblico anche a causa dei timori espressi dalla comunità ebraica sul rischio che i cortei si trasformassero in una celebrazione del 7 ottobre. Nonostante ciò, sulle chat, sui siti e sui profili social dei «pro Palestina» c'è stato un tam tam di appelli per scendere in piazza, un'ipotesi commentata anche dal ministro dell'Interno Matteo Piantedosi: «Ho letto che qualcuno in barba al divieto pensa di manifestare, vedremo: esiste una posizione di principio e una operativa».

Piantedosi ha poi risposto a chi afferma che lo stop al corteo di sabato leda il diritto a manifestare: «Noi non vietiamo quasi mai le manifestazioni» ma in questo caso «con preavvisi che in maniera più o meno allusiva tendevano a celebrare la data del 7 ottobre come l'esaltazione di un eccidio, francamente non era possibile lasciar fare».

Tra gli organizzatori del corteo (sono un centinaio le sigle che avevano inizialmente aderito in tutta Italia) c'è anche l'Unione democratica arabo-palestinese che sostiene possano scendere in piazza oltre 30mila persone e ha presentato un ricorso al Tar contro il divieto. Ieri il Tar del Lazio ha però respinto il ricorso spiegando che «un pericolo per l'ordine pubblico risulta, allo stato, confermato dagli stessi articoli di giornale prodotti dai ricorrenti e, in particolare, dai commenti ivi riportati in riferimento alla manifestazione e alla data prescelta per l'evento» e che nel provvedimento di divieto non è «manifestatamente irragionevole la valutazione operata dall'autorità amministrativa»...

I giovani palestinesi hanno però rinnovato l'invito a manifestare dandosi appuntamento sabato alle ore 14 in piazzale Ostiense a Roma e pubblicando sui propri profili social un elenco delle realtà che hanno aderito alla manifestazione mentre Amnesty International Italia ha rilasciato un comunicato stampa in cui afferma: «In merito alla decisione della questura di Roma di vietare la manifestazione per la Palestina in programma per il prossimo 5 ottobre, Amnesty International Italia ricorda che il diritto di protesta è protetto da diverse disposizioni sui diritti umani e in particolare dall'interazione dei diritti alla libertà di riunione pacifica e di espressione». Ci si sarebbe attesi la stessa solerzia nel condannare le liste di proscrizione contro giornalisti, politici, imprenditori considerati «agenti sionisti» o una presa di posizione contro i cartelli esposti alla manifestazione di sabato a Milano ma in questi casi non sono pervenuti comunicati di Amnesty.

Eppure, al netto degli appelli a scendere in piazza sabato, il fronte pro Palestina è tutt'altro che unito e iniziano a

registrarsi le prime defezioni con il presidente della Comunità palestinese di Roma e del Lazio Yousef Salman che ha dichiarato: «Non saremo in piazza questo sabato ma quello dopo, il 12 alle 15 in piazzale Ostiense, a Piramide».

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