Alla «Filippa», la discarica che sembra un agriturismo

A Ferrere di Cairo Montenotte ognuno può farsi dare il percolato per analizzarlo

Alla «Filippa», la discarica  che sembra un agriturismo

(...) A quel punto, ti viene la voglia di scendere e fare due passi a piedi. Il colpo d’occhio concilia: colline erbose, vialetti che vanno in saliscendi armoniosi, e soprattutto, lì davanti, quegli «chalet»... Sì, proprio come le baite in legno scuro che vedi in cartolina o nei parchi svizzeri. Intendiamoci subito: mica è un agriturismo, questo qui che pare un agriturismo d’elite, e forse anche qualcosa di più. Ma neppure credi - neanche se te lo dice lui, il «duca mio» che m’accompagna, Massimo Vaccari - che tutto questo sfoggio di verde e di natura incontaminata sia una discarica di rifiuti. D’accordo: è un sito destinato a ricevere rifiuti inerti e non pericolosi, regolarmente autorizzato dalla Regione e della Provincia. Ma, che diamine!, sempre di una discarica si tratta, con tutto quello che ne consegue in termini di terrorismo ecologico. Infatti: «È proprio quello che ho dovuto subire fino a pochi giorni fa» confessa ancora lui, Vaccari, amministratore delegato della società Ligure Piemontese Laterizi che ha ideato, progettato e realizzato l’impianto, colline erbose, vialetti e chalet compresi. Che esageri? Si spiega: ha appena ricevuto il via libera dal Tribunale amministrativo regionale, ora possono arrivare qui i camion che trasportano le sessanta e più tipologie di rifiuti destinati al sito. Ma tutto questo è il risultato finale di una serie infinita di battaglie legali a più non posso, contestazioni da parte di amministrazioni comunali e di comitati spontanei (spontanei?) di difesa ambientale.
Nel frattempo, le amministrazioni pubbliche davano le autorizzazioni richieste, i ricorsi si ripetevano, e l’azienda non poteva inaugurare il sito e avviare l’attività. Fino all’altra settimana, quando il Tar ha emesso la sentenza, rigettando gli ultimi sei ricorsi complessivi, due presentati dal Comune e altrettanti rispettivamente dai comitati ecologisti e dall’associazione «Salute, Ambiente e Lavoro». La domanda a Vaccari è lecita: «Ma non vi è mai venuta in mente l’idea di smettere, di lasciar perdere?». La replica è serena, e fermissima: «Abbiamo messo a punto un progetto industriale che dà lavoro e profitto, ci siamo preoccupati di garantire tutte le specifiche richieste in materia di tutela ambientale e sicurezza, andando anche ben oltre quello che prevede la normativa in materia. Chi vuole, si porta via il percolato e lo fa analizzare. Non basta: siamo voluti intervenire anche sul sito, dal punto di vista idrogeologico e della salvaguardia ambientale. E infine, non ancora soddisfatti, abbiamo preteso, soprattutto da noi stessi, che quello che si vedeva fosse anche bello. Contiamo di esserci riusciti». I contrari, allora, perché? Se lo domanda ancora adesso, Vaccari: «Come si fa a opporsi a un’attività che, oltre tutto, fornisce occupazione a livello locale, non inquina (a due passi, perbacco, dallo scempio dell’Acna!), e ridisegna il paesaggi come fosse una località di villeggiatura?». Che l’amministratore delegato di Ligure Piemontese Laterizi, pure comprensibilmente interessato, non esageri nell’entusiasmo è sotto gli occhi di tutti, non solo del visitatore occasionale. Eppure... «Lo ammetto - aggiunge con un pizzico d’orgoglio -, qualche volta ho pensato di gettare la spugna.

Ma poi, quando è venuto da me un mio dipendente, che pure ha avuto gravi problemi personali, poteva fermarsi qualche giorno in permesso, e invece mi ha detto: “Quando entreranno i primi camion voglio esserci anch’io“. Allora ho pensato: la Filippa doveva funzionare. E allora, giuro: funzionerà».

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