Finazzer: «I suoi video al museo del Costume»

L’ironia, l’intelligenza e la gioia di vivere. Ma anche l’eleganza e l’impegno professionale. La Milano della politica esprime il suo cordoglio per la scomparsa di Raimondo Vianello, morto ieri mattina all’ospedale San Raffaele. Lo fa ricordandone le qualità, con segni tangibili. Uno su tutti: la targa al Famedio, accanto al nome dei milanesi illustri. Vianello, nato a Roma nel 1922, ha vissuto molti anni a Milano assieme alla moglie Sandra. E qui, nella chiesa del quartiere di Milano 2, sabato mattina verranno celebrati i funerali.
L’assessore alla cultura Massimiliano Finazzer Flory pensa piuttosto a una mostra di video per ripercorrere le tappe più significative della sua carriera professionale. «Ha saputo usare la voce in modo inconfondibile - sottolinea Finazzer - Ha formato generazioni di attori comici, usando la televisione in modo provocatorio e creativo. La rassegna dovrebbe presentare i filmati a un anno esatto dalla sua scomparsa. E se dovessi scegliere una sede penserei a Palazzo Morando, in via Sant’Andrea, dove sorge il museo della Moda, del costume e dell’immagine. Si potrebbe riflettere su come sono cambiati i costumi degli italiani attraverso lo stile di Vianello».
Il presidente della Regione Roberto Formigoni ha inviato una lettera alla moglie: «Carissima Sandra, con profonda commozione e tristezza ho appreso la notizia della morte del tuo amatissimo Raimondo. Con la sua straordinaria ironia, insieme a te e ad altri grandissimi personaggi è stato uno dei padri dello spettacolo nel nostro Paese, sapendo farci sorridere in modo mai banale e volgare ma sempre con intelligenza e sobrietà. Ci mancherà tantissimo - prosegue il messaggio - ma siamo anche certi che chi ci è caro continua ad accompagnarci misteriosamente ma realmente nel cammino della vita».
Il presidente della Provincia Guido Podestà l’aveva conosciuto di persona: «Ricordo il suo attivismo, l’ottimismo e la grande gioia di vivere. Oggi (ieri, per chi legge) abbiamo perso un esempio di come impegnarsi appieno nella propria vita con entusiasmo e passione. Ci mancheranno molto la sua autoironia e la sua professionalità». Giulio De Capitani, presidente del consiglio regionale, ha scritto alla moglie Sandra che «l’inscindibile connubio con lei ha reso Raimondo una persona più che un personaggio», che «con estrema naturalezza i lombardi e tutti gli italiani vi consideravano di famiglia» sottolineando ancora il «senso dell’umorismo di Vianello, la sua acuta intelligenza e la capacità di provocare mai disgiunta da raro garbo».
Già. Ironico, Vianello, lo è stato fino all’ultimo, anche quando sentiva la fine ormai vicina. Lo racconta don Walter Magni, parroco della chiesa di Milano 2: «È stato Raimondo a chiamarmi a casa. Era Pasqua e probabilmente sentiva di essere vicino alla fine dei suoi giorni. Gli ho chiesto se volesse confessarsi - racconta il sacerdote - A quel punto ho celebrato l’estrema unzione». Don Magni ricorda che anche in quell’occasione Vianello non ha rinunciato al suo humor: «Mi ha sussurrato: “Ma come? Avevo la chiesa a due passi da casa e non me ne sono mai accorto?”».

Vianello non frequentava al chiesa («qualche volta veniva ad accompagnare il filippino adottato») ma «gli incontri a tu per tu sono sempre stati densi di significato». Come l’ultimo. «Non aveva paura della morte anche se la sentiva vicina - confida il prete - Si è spento senza crucci, mi ha detto che era contento della vita che ha avuto. Un uomo estremamente realista».

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