Fincantieri vara una nuova «regina» e sviluppa la progettazione a Genova

nostro inviato a Venezia
Un portafoglio ordini di oltre 11 miliardi, lavoro assicurato per i prossimi quattro anni, e due centri di progettazione - a Genova per il militare, a Trieste per il mercantile - che «sono autentiche punte di diamante a livello mondiale per il know how sviluppato»: questa è, oggi, Fincantieri, ricorda ancora una volta l’amministratore delegato Giuseppe Bono. E precisa: «Siamo un’azienda sana, senza debiti, che da anni consegue risultati positivi», avendo ormai gettato alle spalle un periodo in cui «le prospettive di sviluppo erano scarse e la stessa sopravvivenza della società era garantita dalle commesse pubbliche». Guai, però, a mollare la presa, ad adagiarsi, fosse solo per un attimo, in un mercato come quello della cantieristica navale che è diventato fortissimamente competitivo. Tanto più adesso che «i coreani» - Stx Group, casa madre di Stx Shipbuilding - hanno annunciato l’acquisto del 39,2 per cento di Aker Yards per 800 milioni di dollari e sono diventati primo azionista dell’azienda norvegese, concorrente principale di Fincantieri nel mercato della navi da crociera.
Fincantieri, dunque, senza eufemismi, è «sotto attacco», ne è perfettamente consapevole, ma ha tutte le carte in regola per reagire, a partire - sottolinea ancora Bono - da «un management capace di organizzare e gestire l’incredibile mole di attività del settore delle costruzioni navali, da una manodopera professionale e qualificata, e da una rete di fornitori specializzati». Patrimonio indispensabile anche in vista del sempre attuale «sbarco» in Borsa. Le considerazioni dell’amministratore delegato arrivano puntuali mentre la più recente regina dei mari uscita dal cantiere di casa, a Porto Marghera, la «Queen Victoria» della Cunard Line, Gruppo Carnival, salpa alla volta di Southampton per il battesimo ufficiale alla presenza dei rappresentanti della famiglia reale britannica. Sono le stesse considerazioni fatte, esplicitamente e pubblicamente, al presidente del Consiglio Romano Prodi e agli intervenuti a bordo per la presentazione del moderno transatlantico - 90mila tonnellate di stazza, un migliaio di cabine, molte delle quali luxury suite e mini suite, per i 2mila passeggeri cui si dedicheranno 900 uomini di equipaggio - una unità che precede la costruzione da parte di Fincantieri di una gemella extralusso del valore di circa 500 milioni di euro, la «Queen Elizabeth».
Il colpo d’occhio è notevole, già dall’esterno: lo scafo della Queen Victoria è slanciato, dissimula sapientemente l’imponenza della mole. Ma è all’interno che si apprezza particolarmente la scelta di architetti e arredatori: colori tenui, componenti d’arredo «leggeri», funzionali, anche nelle cabine, dappertutto la sensazione diffusa di poter trascorrere la crociera in ambienti eleganti, adatti a un pubblico di fascia alta e particolarmente esigente. Stile Cunard, ma anche stile Fincantieri. Lo ricorda lo stesso Bono, in sinergia col presidente Corrado Antonini. Entrambi ribadiscono l’impegno - il primato? - nella costruzione di navi da crociera, ma anche nei settori del marine system e dei mega yacht.

Con prospettive incoraggianti che riguardano anche i due punti di riferimento in Liguria: il cantiere di Sestri Ponente (248mila metri quadrati, due ampi bacini e tre gru da 200 tonnellate che consentono la costruzione di grandi navi da crociera tipo «Costa Concordia») e quello di Riva Trigoso (173mila metri quadrati, una gru a cavalletto di 240 tonnellate, produzione per la Difesa e di mezzi veloci ad uso civile che sfruttano gli ottimi risultati raggiunti dall'utilizzo delle carene a V profonda nate per finalità militari). In questo quadro, la Borsa non sarebbe certo un’avventura. Anche se qualche sindacato conservatore preferisce sempre il «macchine indietro tutta».

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