Finge di essere morto per sfuggire all’arresto

Il marocchino è portato al Policlinico e sta per essere operato. Solo allora smette di recitare

Paola Fucilieri

Fingere di essere morti significa giocare un ruolo curioso e complesso da sostenere, ma che indubbiamente offre non pochi vantaggi. Uno su tutti, come insegna Luigi Pirandello con il suo Mattia Pascal: una volta che gli altri sono convinti che tu sia finito all’altro mondo, nessuno può più incolparti, punirti, chiederti di saldare i tuoi debiti (in denaro e non) e nemmeno semplicemente sgridarti. Anzi: la morte, vera o simulata che sia, conferisce anche al peggiore dei soggetti un’aura d’autorevolezza che - soprattutto quando la scomparsa è improvvisa e inaspettata - solo in rare occasioni qualcuno osa violare.
Con ogni probabilità anche tale Faruk El Tokhawi - 32enne marocchino, da sempre senza permesso di soggiorno, nonché abile spacciatore di stupefacenti - deve aver pensato che, fingere di morire sul colpo, addirittura per lo spavento, lo avrebbe tolto da molti guai.
Faruk sapeva benissimo che lo stavano «curando». Ma sì! Uno come lui, che vende droga a Milano, vive alla giornata. Sa di avere polizia o carabinieri alle calcagna e che prima o poi sarà costretto, con l’aiuto di qualche espediente, a filarsela via all’improvviso. Chi, del resto, non avrebbe notato quello strano viavai davanti a casa sua, un appartamento al settimo piano di via San Dionigi 4? Con Faruk che fingeva di andare a prendere il caffè al bar di sotto per attirare poi i clienti in casa e vendergli la droga. Infatti da un po’ c’erano i carabinieri del nucleo operativo della compagnia Magenta. Che l’altroieri, dopo il rito del caffè, hanno seguito lui e uno dei suoi clienti per sorprendere lo spacciatore in flagranza, con 10 panetti di hashish avvolti in carta griffata «Versace». Un’inquilina del pianerottolo, con le idee un po’ confuse e ignara di cosa campasse il suo dirimpettaio, ha scambiato la comparsa inaspettata dei due militari in borghese e le urla dello straniero per un’aggressione a scopo di rapina ai danni del marocchino e non ha esitato ad aizzare contro di loro il suo Rottweiler. Il cane ha fatto in tempo ad azzannare la gamba al carabiniere prima che la padrona lo richiamasse e si chiudesse in casa per non passare guai.
A questo punto Faruk si è giocato tutto. E, strabuzzando gli occhi e stramazzando al suolo, si è esibito nella sua migliore interpretazione del «morto sul colpo», esalando anche l’ultimo respiro.
I carabinieri non ci hanno pensato due volte: hanno caricato sulle spalle l’uomo che credevano in fin di vita, l’hanno portato al pianterreno e intanto hanno avvertito il 118. All’arrivo dell’ambulanza i sanitari si sono messi all’opera in parecchi per rianimarlo. Ci hanno provato addirittura per due ore e venti minuti, dalle 16.30 alle 18.50, senza sosta, dandosi il cambio l’uno con l’altro. Niente da fare: il marocchino non dava alcun segno di vita. «L’abbiamo perso» ha detto qualcuno guardando gli altri. Eppure il battito, seppur debole, non sembrava scomparso.

Così si e deciso di portarlo al Policlinico, pensando che fosse finito in coma. In ospedale, però, sono state le stesse apparecchiature usate per l’intubazione a «resuscitare» Faruk. Che, temendo di finire sotto i ferri, ha smesso di recitare. Svelando così di non aver mai nemmeno perso i sensi.

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