È Fini il regista occulto che sta dietro alle toghe

Sul caso-Ruby Fini mostra di saperla lunga. Il procuratore Bruti Liberati nega l’iscrizione del premier nel registro degli indagati (4 novembre), Fini insiste e pochi giorni dopo attacca il premier: "Condotta moralmente inaccettabile". Il 21 dicembre Berlusconi viene iscritto nel registro degli indagati. SONDAGGIO Fini è andato oltre i suoi poteri? VOTA

È Fini il regista occulto che sta dietro alle toghe

Roma - È il paradosso-Fini: politicamente il presidente della Camera non ne azzecca una da tempo, eppure si mostra sempre molto informato sulle mosse della magistratura contro il suo nemico giurato, il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi. Solo apparentemente casuali sono le frasi, gli ammiccamenti e i comportamenti di Fini e dei suoi, che sembrano sapere sempre dove sta per cadere il prossimo colpo di mannaia dei giudici contro il premier.

Un po’ come se esistesse un pactum sceleris tra il leader di Futuro e libertà e le Procure: con il primo a difendere a spada tratta l’azione delle toghe «No-Cav» e le seconde a suggerire in anticipo le loro mosse al primo inquilino di Montecitorio per aiutarlo a sfrattare da Palazzo Chigi Berlusconi, ciò che naturalmente, per diverse ragioni, sta a cuore a entrambi i contraenti di questo contratto non scritto. Che poi per il momento Fini non abbia saputo beneficiare di questo non trascurabile «aiutino» giudiziario - «piano eversivo», lo definisce Berlusconi - non fa che confermare l’incapacità da parte del fondatore di An di diventare l’affondatore del Pdl, le difficoltà insormontabili nel trasformare i suoi sogni in solide realtà, come recita la pubblicità di un’immobiliare. Fini sembra quella squadra incapace di vincere il campionato malgrado gli venga fischiato a favore un rigore a settimana.

La prima ombra di un asse Fini-giudici si allunga il 1° dicembre 2009. Il presidente della Camera, che ha dato già parecchi segnali di volersi smarcare da Berlusconi, viene smascherato dal sito internet di Repubblica, che manda in rete un lungo «fuori onda» registrato giorni prima a Pescara durante un convegno su Paolo Borsellino. Fini chiacchiera con un magistrato amico, il procuratore capo della città abruzzese Nicola Trifuoggi, convinto di essere al riparo da orecchie indiscrete e straparla delle disavventure giudiziarie di Berlusconi. Fini sembra quasi bearsi delle parole del pentito di mafia Gaspare Spatuzza: «Il riscontro alle dichiarazioni speriamo che lo facciano con uno scrupolo tale da... perché è una bomba atomica». E poi: «Spatuzza parla apertamente di Mancino, che è stato ministro degli Interni e fa il nome di... (Berlusconi, ndr). Uno è vicepresidente del Csm e l’altro è presidente del Consiglio...». Ops: nei verbali con le dichiarazioni di Spatuzza resi pubblici il nome di Mancino non c’è, come può Fini essere così informato? Fini si rende conto della gaffe e innesta la retromarcia: parla di lapsus, di confusione tra le parole di Spatuzza e quelle di Massimo Ciancimino. Ma la manovra non convince e il dubbio che abbia beneficiato di un assist da qualche magistrato amico resta.

Passano i mesi, Fini e Berlusconi divorziano; il presidente della Camera resta invischiato nello scandalo della casa di Montecarlo e anche in questa incresciosa vicenda mostra di godere di un trattamento con i guanti bianchi da parte della magistratura. Si rende nota la sua iscrizione nel registro degli indagati per truffa aggravata lo stesso giorno (il 26 ottobre 2010) in cui i giudici della Procura di Roma decidono per l’archiviazione. Una cortesia mai usata nei confronti di Berlusconi. Di là la giustizia-clava, di qua la giustizia-minuetto.

Scoppia il caso-Ruby e anche in questo caso Fini mostra di saperla lunga. Malgrado la vicenda sembri sgonfiarsi sul nascere, malgrado il procuratore di Milano Edmondo Bruti Liberati neghi l’iscrizione di Berlusconi nel registro degli indagati (4 novembre), Fini insiste e pochi giorni dopo, il 7 novembre, attacca il premier dal palco di Bastia Umbra, sentenziando: «La condotta di Berlusconi è moralmente inaccettabile». Fini lascia credere di giocarsi una scartina ma ha in mano il settebello: e puntualmente il 21 dicembre Silvio Berlusconi viene iscritto nel registro degli indagati.

Circostanza resa nota poche settimane dopo, in modo che sia utilizzabile nel processo mediatico imbastito dai media e in quello politico in cui Fini - bisognoso di una sostanziosa iniezione di liquidi dopo il flop del 14 dicembre - gioca a fare il pubblico ministero.

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