Non nutrivano grosse speranze nel futuro, se non quella di continuare a vivere così per sempre. La banda di algerini sgominata dagli investigatori della squadra di polizia giudiziaria del commissariato «Mecenate», guidata dal vice questore aggiunto Francesca Fusto, si organizzava giorno per giorno. Gentili, ben vestiti, molto attenti alle auto di grossa cilindrata soprattutto se guidate da uomini daffari stranieri (in particolare svizzero-tedeschi e coreani) alcuni venuti in città per investimenti legati a Expo 2015, si servivano del trucchetto della ruota bucata per rubare grossi quantitativi di contanti, bancomat, carte di credito, gioielli, telefonini e accessori griffati: tutto ciò che di valore trovavano a bordo dei macchinoni presi di mira poteva andare bene. Una cupola di dieci nordafricani era a capo della manovalanza, una quarantina di uomini in tutto, che colpiva lungo le strade. E i guadagni (la polizia parla di almeno un milione di euro per circa 300 colpi a partire dal 2009) venivano utilizzati per essere spediti alle famiglie dorigine in Algeria, per autofinanziare la banda qui a Milano e reclutare nuove leve.
Attivi anche in Algeria, in Francia e in Austria gli algerini costituivano una vera e propria associazione per delinquere. Delle 23 ordinanze di custodia cautelare in carcere emesse nei loro confronti 12 sono state già eseguite ieri mattina. Tra gli arrestati di ieri cè anche un commerciante italiano di 70 anni, titolare di un negozio di abbigliamento di piazza Gobetti (Lambrate) che permetteva alla banda di acquistare la propria merce pur consapevole della provenienza illecita del denaro. Altri 18 arresti in flagranza erano stati effettuati nel corso delle indagini. Sono invece 27 le persone soltanto denunciate.
I balordi - tutti pregiudicati e perlopiù clandestini, di età variabile tra i 30 e i 45 anni - avevano contatti con la banda di connazionali smascherata nel novembre 2009 a Bergamo e accusata di finanziare, con i propri furti, anche il terrorismo islamico.
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