Finisce a processo la banda che «clonava» la Pop Art

Rinviati a giudizio in cinque: avrebbero falsificato 1650 opere dell'artista Franco Angeli, vendendone circa un migliaio: un business da 8 milioni di euro

Avrebbero falsificato almeno 1.650 opere di Franco Angeli, protagonista della Pop Art italiana scomparso nel 1988, per un giro d'affari di 8 milioni di euro. E quando sono stati arrestati, il 7 ottobre 2009, ne avevano già messe sul mercato un migliaio. Oggi in cinque sono stati rinviati a giudizio con le accuse di associazione per delinquere finalizzata alla commercializzazione e alla contraffazione di opere d'arte, truffa e ricettazione. Un sesto imputato, uno dei pittori che realizzava i falsi, ha patteggiato. Finisce così a giudizio, per ordine del giudice per l'udienza preliminare Anna Maria Zamagni, la più vasta e strutturata organizzazione di falsi che, attiva in tutta Italia, aveva il quartiere generale proprio nell'archivio storico di Angeli, ceduto anni fa dal principale collaboratore dell'artista alla società Magi Arte srl di Milano, oggi chiusa. Il gup ha rinviato a giudizio i due presunti capi dell'organizzazione criminale, il curatore del patrimonio Antonio Minniti e Giuseppe Franceschi; uno dei pittori che eseguivano i falsi, Sergio Galeano; l'uomo che immetteva sul mercato le opere contraffatte, Augusto Medici; e Sebastiano Giglia, cocuratore. Per loro il processo comincerà il 28 settembre davanti all'undicesima sezione penale. Zamagni ha invece accolto la richiesta di patteggiamento del secondo pittore, Tiziano Bertacco, a cui sono stati applicati due anni di reclusione con la sospensione condizionale della pena. Tutti, eccetto Giglia, erano stati messi agli arresti domiciliari con ordinanza di custodia cautelare dal gip del tribunale di Roma che aveva poi trasmesso gli atti a Milano per competenza territoriale. L'operazione era stata eseguita dai carabinieri del comando Tutela patrimonio culturale sotto il nome «Half dollar», dal titolo di un'opera di Angeli. L'indagine era partita dall'individuazione di una quarantina di falsi esposti in una mostra nell'ottobre 2008.

Secondo quanto spiegato in occasione degli arresti dai carabinieri, che avevano inoltre sequestrato tutti i falsi non ancora venduti, avendo rilevato dal collaboratore principale di Angeli la gestione dell'archivio generale, gli indagati avevano tutte le autorizzazioni per operare nel campo dell'autenticazione e certificazione delle sue opere. Si erano inoltre dotati di matrici false per riprodurre in serie le opere più note.

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