Ormai lo sa anche il benzinaio del paese. «Hai risolto la faccenda?» mi ha chiesto quando sono andato a fare rifornimento. E io gli ho risposto «macché, speriamo per la prossima volta».
Sette anni per trasferire la residenza fra due Comuni della stessa Provincia del profondo Nord. E non è detto che bastino, perché l'ufficio della Regione Lombardia che dovrebbe perfezionare la pratica chiude per ferie, stando a quanto mi hanno detto, da metà luglio a fine agosto. Tanto che devo confessare che ho pensato: «Nella prossima vita voglio fare il funzionario del Pirellone che si occupa degli sconti benzina: lo stipendio probabilmente non è malaccio; la routine non dev'essere usurante; il weekend è sempre libero, il venerdì pomeriggio "ciao a tutti, ci vediamo lunedì"; le vacanze sono lunghe; la sensazione di onnipotenza è costantemente garantita, perché se non sei presente al lavoro in ufficio non si muove foglio, il che vuol dire che sei o indispensabile o irresponsabile o forse tutt'e due; molto difficilmente ti possono licenziare, molto probabilmente nessuno controlla quello che fai. Che cosa si può volere di più in materia di vita tranquilla?».
E mentre il responsabile dell'ufficio sconti benzina della Regione Lombardia si gode le meritate ferie io continuo a non potere usufruire dell'agevolazione alla quale ho diritto senza neppure avere la soddisfazione di chiedergli spiegazioni di persona.
Spiegazioni su che cosa? È presto detto. Nell'ormai lontano 2008 ho spostato la mia residenza, almeno così credevo, da un grande Comune a un piccolo Comune della stessa provincia prealpina. Diciamo Varese. Pareva tutto a posto, tanto che da quell'anno ho sempre votato regolarmente al seggio allestito nella ex scuola elementare di una delle tre frazioni di cui si compone il paese. Questo piccolo Comune, a differenza di quello dove risiedevo prima, rientra nella fascia di confine con la Svizzera i cui abitanti (meglio, i cui residenti) hanno diritto allo sconto sulla benzina. Si tratta, per chi non lo sapesse, di un'agevolazione per la quale si erano a suo tempo battuti con successo i benzinai più vicini alla frontiera con la Confederazione, stufi di vedersi sottrarre clienti dai colleghi elvetici che potevano vendere il carburante a un prezzo sensato ovvero non drogato dalle accise italiche. Un'agevolazione che prevede condizioni tassative, fra le quali un quantitativo massimo mensile, e limitata ai residenti proprietari (e non utilizzatori) di auto a benzina. E infatti io, pur essendo residente in quel Comune dal 2008, non ho potuto usufruire dello sconto perché ho sempre usato soltanto macchine il cui proprietario è una società di leasing. Niente agevolazione, giusto così.
Ma ai primi di luglio ho potuto finalmente mettere in strada la vecchia Citroen Dyane che avevo comprato un paio d'anni fa e che nel frattempo era stata perfettamente restaurata. Forte del codice pin che avevo debitamente (e con largo anticipo) richiesto per associarlo alla mia Carta regionale dei servizi, vado dal benzinaio citato all'inizio. Che però non può farmi lo sconto in quanto la tessera non è abilitata. «Devi andare in municipio a chiedere», mi suggerisce. E io seguo il consiglio. Illustro il problema all'impiegato dell'ufficio competente che, dopo aver scartabellato un po', mi dice che io non risulto residente nel Comune. Mostro la mia carta d'identità aggiungendo che dal 2008 pago regolarmente a loro tutte le imposte municipali possibili e immaginabili e da loro ricevo sul mio cellulare gli sms con gli avvisi di pubblica utilità. E che da allora voto sempre lì. Dovendo correggere il tiro di fronte all'evidenza, mi spiega che non risulto residente alla Regione Lombardia, che è l'ente responsabile degli sconti benzina. Alla fine, pur non essendo riuscito a capire se il mio cambio di residenza non fosse stato comunicato dal Comune o non fosse stato registrato dall'ufficio competente del Pirellone, rimaniamo che avrebbero ritrasmesso l'intera mia pratica (fotocopia del documento d'identità, della patente, del libretto di circolazione e del certificato di proprietà della macchina) a Milano e che si sarebbero fatti sentire nel giro di una settimana dieci giorni. Dopo due settimane, siamo intorno al 21/22 luglio, nessuna notizia.
Torno in Comune, dove mi dicono, dopo aver scartabellato un po', che hanno sollecitato ma che la persona che si occupa degli sconti benzina è in ferie, forse fino a metà agosto. Vabbè. Vado anch'io in vacanza, rientro e martedì 18 agosto mi ripresento in Comune.
Ritrovano la mia pratica e mi dicono che l'ufficio regionale competente è chiuso fino a fine agosto. Faccio notare che mi pare un'assurdità che una pratica come la mia, che a occhio e croce non sembra richiedere una delibera di giunta né la firma dell'assessore né il visto di chissà quale megadirigente apicale, resti bloccata per ferie. Mi guardano attoniti, come fossi un marziano che appena uscito dall'astronave si metta a descrivere dettagliatamente qualche indecorosa manifestazione della fisiologia umana tipo le flatulenze. Rompo l'atmosfera di sorpresa incantata chiedendo il numero di telefono dell'ufficio regionale competente. Me lo negano: «Sono i nostri interlocutori interni». Ribatto: «Dovreste parlarci voi, allora. Ma pare che non vi ascoltino».
Nella burocrazia italiana, però, nulla è fino in fondo come sembra. A volte c'è il colpo di scena. Si fa per dire, ovviamente. L'impiegato, fra il contrito e l'indispettito, mi butta lì: «Se vuole può rivolgersi all'Aci».
E io, fra lo stupito e l'incavolato: «E che cosa c'entra l'Aci? Mi avete sempre detto che la faccenda andava risolta dalla Regione». Replica: «Forse l'Aci può sollecitare...». Controreplica: «Ma se quelli sono in ferie, perché l'Aci dovrebbe riuscire dove non siete riusciti voi? Grazie lo stesso, ci vediamo ai primi di settembre».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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