Fondi Ior, confermato il sequestro Il Vaticano: «Verdetto che stupisce»

Non c’è pace per lo Ior, l’Istituto per le opere di religione che sotto la guida di Ettore Gotti Tedeschi e per volere del Papa e del cardinale Tarcisio Bertone da un anno si sta adeguando alle procedure di trasparenza per entrare nella «White list» internazionale. Il Tribunale del riesame ha infatti confermato ieri mattina il sequestro preventivo di 23 milioni di euro della Banca vaticana depositati su un conto del Credito Artigiano, e la magistratura sta indagando su altre operazioni considerate «sospette». Il portavoce della Santa Sede, padre Federico Lombardi, parla di «stupore» per il mancato dissequestro, dicendosi certo che la dirigenza dell’istituto saprà fornire ogni spiegazione agli inquirenti.
Come si ricorderà, un mese fa il presidente dello Ior Gotti e il direttore generale Paolo Cipriani erano stati iscritti nel registro degli indagati con l’ipotesi di reato di violazione della normativa antiriciclaggio. La Procura aveva voluto vederci chiaro sul trasferimento di fondi dello Ior dal Credito Artigiano a una banca tedesca per l’acquisto di bond per 23 milioni di euro. Il Vaticano aveva reagito molto fermamente, e un articolo dell’Osservatore Romano, significativamente intitolato «La trasparenza dello Ior» aveva sottolineato come tutto fosse nato da «una comunicazione dell’Unità di informazione finanziaria (Uif) della Banca d’Italia. Questa ha segnalato all’autorità giudiziaria una possibile violazione delle norme antiriciclaggio».
Ora arriva la notizia che quei fondi, dei quali lo Ior aveva prontamente chiesto il dissequestro, rimangono invece congelati. «La notizia della conferma, da parte del Tribunale del Riesame, del sequestro in via preventiva di un deposito dello Ior su un conto del Credito Artigiano è stata appresa con stupore - ha dichiarato padre Lombardi - Si ritiene che si tratti di un problema interpretativo e formale. I responsabili dello Ior ritengono di poter chiarire tutta la questione al più presto nelle sedi competenti».
Per quanto riguarda invece le nuove operazioni sospette sulle quali la magistratura indaga e che sono citate nei documenti consegnati nei giorni scorsi dalla Procura al Tribunale del riesame, esse risalgono rispettivamente al novembre 2008 ed all’ottobre dello stesso anno e riguardano assegni per 300mila euro incassati su un conto della Banca vaticana presso una filiale Unicredit; e un prelievo di 600mila euro da un conto aperto in Intesa San Paolo e intestato a un sacerdote. Gli inquirenti hanno ritenuto che la documentazione su queste operazioni possa dimostrare che lo Ior abbia un modo di operare che viola la normativa antiriciclaggio.
L’operazione relativa ai 300mila euro incassati dallo Ior su un conto Unicredit sono stati negoziati con una persona che si sarebbe presentata come Maria Rossi, e che è stata indicata dalla banca come la madre di un sacerdote, titolare del conto. Dalle indagini sarebbe però emerso che quei soldi provengono da fondi di una banca di San Marino e che Maria Rossi è un nome fittizio.
Nell’ottobre del 2008, in una filiale Intesa SanPaolo, sarebbe invece avvenuto il prelievo di 600mila euro in contanti senza che lo Ior ne avesse indicato la destinazione. Alla richiesta di chiarimenti da parte della banca, l’Istituto vaticano avrebbe replicato che i soldi servivano per missioni religiose senza dare ulteriori e più precisi riferimenti.
L’Unità di informazione finanziaria della Banca d’Italia ha comunicato che nel 2008, su quel conto, sono stati movimentati 140 milioni di euro in contanti.

E tra i beneficiari dei bonifici ci sarebbe anche quel don Evaldo Biasini, economo della Congregazione dei missionari del Preziosissimo Sangue, già coinvolto nell’inchiesta di Perugia sui lavori per il G8 della Maddalena e sugli altri eventi affidati alla Protezione Civile, e indicato dai magistrati come il custode dei fondi neri dell’imprenditore Diego Anemone.

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