Forza Italia e An cancellano gli «arancioni» dalle schede

Confronto serrato fra i protagonisti del dibattito di chiusura della Festa del nuovo partito a Rapallo

(...) Sarebbe un po’ complicato spiegare alla gente, agli elettori che c’è qualcuno del centrodestra che fa lista propria». Gli fa da sponda, con convinzione, il presidente provinciale di An, Gianfranco Gadolla: «Dobbiamo essere pronti al più presto, dal punto di vista politico e organizzativo, per rendere il nuovo soggetto politico protagonista ad aprile 2009, in occasione della riunione del Partito popolare europeo a Praga. E intanto, bando ai personalismi: i candidati alle elezioni amministrative ed europee, l’anno prossimo, nonché a quelle regionali del 2010 devono essere solo del Pdl». Compreso, si capisce, il candidato presidente.
Sandro Biasotti - è lui, in particolare, nel mirino - non ascolta il messaggio chiarissimo, che in pratica liquida gli arancioni per amalgamarli nel Popolo delle libertà: l’ex governatore della Liguria 2000-2005, oggi deputato in quota Pdl e già candidato (e pure autocandidato) a succedere al «democratico» Claudio Burlando, non è seduto sul palco della Festa azzurra, a Villa Porticciolo, sotto le stelle del cielo di Rapallo. S’è fatto rappresentare dal fido scudiero Franco Rocca, consigliere regionale degli arancioni. È la notte di San Lorenzo, ma l’accostamento ai politici delle stelle cadenti di stagione serpeggia immediatamente fra i relatori e il pubblico che gremisce la spianata fronte-mare. La sensazione è che il tema, «Verso il Pdl», dell’incontro-dibattito moderato dal caporedattore del Giornale Massimiliano Lussana (che, come sempre, fa di tutto per provocare, stanando la reticenza delle mammolette) costringa in qualche modo a giocare a carte scoperte, nessuno escluso, per accelerare quanto più possibile il passaggio al partito unico. Ma se Scandroglio e Gadolla lasciano in panchina le incertezze e imboccano immediatamente la «strada senza ritorno», che significa «marciamo convinti per attuare anche in Liguria il grande disegno politico di Silvio Berlusconi», Rocca a nome degli arancioni sta sulla difensiva e fa il temporeggiatore: «Rappresentiamo un gruppo di elettori variegato che potemmo inserire nel Pdl, in cui comunque - aggiunge subito Rocca, per cercare di ristabilire l’equilibrio - riconosciamo per il futuro la nostra casa madre».
Troppo poco, per rallentare «il corso della storia» e convincere i partner politici ad aspettare che gli arancioni di Biasotti si decidano. Le elezioni europee e locali sono dietro l’angolo. E a chi sussurra che, in fondo, è solo questione di poltrone, ancora una volta i due paladini del Pdl, Scandroglio e Gadolla, si inalberano lancia in resta: «Le poltrone non c’entrano. Dobbiamo ragionare in termini di Popolo della libertà, non più come ex An, ex Forza Italia o ex altro». Lussana fa notare opportunamente le differenze dei sistemi elettorali di politiche e regionali, che in quest’ultimo caso, per via delle preferenze, potrebbero penalizzare i partiti minori. «Verrà sacrificata la componente An? - si domanda l’attuale presidente provinciale del partito di Gianfranco Fini -. Ebbene, riconfermo - è la risposta lapidaria -: diciamo basta alle differenziazioni. Ma quale manuale-Cencelli! In lista ci saranno solo candidati del Pdl, per fare vincere il Pdl. I candidati migliori, naturalmente, al di là dell’origine». Il coordinatore azzurro insiste: «Il problema è oggettivo, d’accordo, anche per quanto riguarda le cariche organizzative. I dirigenti non potranno mantenere la stessa collocazione, qualcuno dovrà fare un passo indietro. Ma questo è naturale, e non è nemmeno un guaio, al vertice ci saranno quelli più all’altezza del compito. L’importante - questo il messaggio forte - è assecondare la grande voglia di politica da parte della nostra gente con comportamenti coerenti e rigorosi». Tanto più in Liguria, dove il Pdl - precisa Scandroglio - può contare non solo sulla generale condivisione dei moderati riguardo il progetto politico di Berlusconi, ma anche su un leader ragionale e nazionale come il ministro per lo Sviluppo economico Claudio Scajola (riconosciuto come tale, in più occasioni, dallo stesso Biasotti), e sul lavoro incessante svolto in questi ultimi anni per unire il «popolo del centrodestra», compresi i fratelli separati dell’Udc.
Ecco perché gli arancioni della Lista Per la Liguria-Sandro Biasotti sarebbe bene che sciogliessero le residue riserve: se a suo tempo, come ricorda Lussana, hanno rappresentato «il valore aggiunto» dello schieramento moderato, intercettando «chi non avrebbe mai votato An o Forza Italia, Fini o Berlusconi», oggi la loro collocazione oggettiva e opportuna è il Pdl.

Proprio quel partito nuovo verso la cui formazione - conclude il caporedattore del Giornale, nel consenso più generalizzato - «in questo incontro di Rapallo si sono fatti molti passi avanti, anche lunghi». Sicuramente anche irreversibili.

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