La Francia ha svoltato a destra Sarkozy cavalca il cambiamento

Débâcle della sinistra: sommando tutti i voti tocca appena il 36%, solo nel 1969 ottenne meno consensi

nostro inviato a Parigi
La Francia si tinge di blu, il colore di Sarkozy. Non è uno slogan elettorale, ma la fotografia politica del Paese all’indomani del primo turno delle presidenziali. Sì, la Francia svolta a destra. Il candidato neogollista è arrivato in testa in circa tre quarti dei dipartimenti amministrativi: tutto il nord, tutto l’est, diverse regioni dell’ovest.
Un’avanzata irresistibile, che include Parigi e le aree limitrofe, con un’eccezione: la Seine-Saint-Denis, dove nell’autunno 2005 scoppiò la rivolta delle periferie, ha preferito «la gauche»; ma non è un bel segnale per la Royal, in quanto dimostra che il suo messaggio seduce più la Francia disagiata e ribelle, che quella moderata e riflessiva, decisiva nel ballottaggio. Ségolène è andata bene soltanto nel sud-ovest, mentre Bayrou ha primeggiato soltanto in una regione, le Pyrénées Atlantiques. Troppo poco per continuare a contare politicamente. Il leader centrista ha annunciato di voler puntare alle legislative di giugno, che però si svolgeranno con l’uninominale a due turni, che premia chi ha la maggioranza relativa e punisce tutti gli altri. L’elezione di domenica ha dimostrato che l’Udf non riuscirà a mandare molti deputati in Parlamento; dunque dovrà allearsi. Ma con chi? Mistero, per ora.
La svolta liberal-conservatrice emerge anche da un altro dato. Sommando i voti di Sarkozy, di Le Pen, del tradizionalista de Villiers e del candidato dei cacciatori Nihous, il totale dà 45%. A sinistra aggiungendo al 25,83% della Royal, i consensi dei candidati comunisti, no global e verdi si raggiunge il 36%, uno dei peggiori risultati di sempre; solo nel 1965 e nel 1969 i progressisti ottennero meno voti. Tra i due blocchi spicca il 18,55% di Bayrou, che però fino a cinque anni fa veniva incluso a destra. Oggi l’elettorato dell’Udf è più composito, verosimilmente con una leggera prevalenza della sinistra; ma ciò non stravolge il quadro: anche in termini assoluti la maggioranza è a destra. E questo spiega l’entusiasmo con cui Sarkozy ha ripreso ieri la campagna elettorale. Pur ribadendo la sua forte identità, da adesso il leader gollista evidenzierà le promesse sociali del suo programma, mostrandosi compassionevole e fraterno, come è accaduto ieri pomeriggio, quando ha visitato a Parigi un ospizio per donne maltrattate. Al suo fianco Simone Veil, uno dei leader storici dell’Udf e ancor oggi una delle personalità più popolari di Francia. Nessuno meglio di lei incarna i valori della Francia moderata, nessuno meglio di lei può rassicurare gli elettori che diffidano di «Sarko». Cinque nuovi sondaggi confermano il trend positivo: tutti lo danno vincente in una forchetta tra il 52 e il 54% dei voti.
Anche Ségolène ha ripreso la campagna con un comizio a Valence. La sua strategia sarà imperniata innanzitutto sulla demonizzazione di Nicolas Sarkozy: stamattina sarà messo in rete un dossier molto duro e diffamante sul suo operato come ministro degli Interni.
Inoltre la Royal andrà a caccia dei centristi, ma prima di riformulare la strategia i suoi consulenti preferiscono analizzare inclinazioni e preferenze di questo elettorato. Un’operazione che richiederà due giorni, che vengono così di fatto regalati a «Sarko». La candidata socialista verosimilmente punterà sul faccia a faccia televisivo, previsto per il due maggio, e intanto va a caccia di sostegni tra i vip centristi. Operazione non facile, considerato che fu proprio lei a respingere sdegnosamente l’ipotesi di un’alleanza con Bayrou, suggerita dall’ex premier socialista Rocard.


Sarkozy, invece, incassa il rinnovato appoggio del presidente Chirac e lascia intendere di serbare qualche altra sorpresa; verosimilmente la conversione di un altro grande nome della «gauche» culturale. Anche gli intellettuali si adeguano ai tempi che cambiano, ma questa non è una novità.
marcello.foa@il giornale.it

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