Pordenone - Come Hina. Stessa tragica fine. Una ragazza marocchina di 18 anni è stata uccisa con coltellate alla gola dal padre, contrario alla sua relazione con un italiano di 31 anni probabilmente a causa della diversa religione. E' successo ieri sera a Grizzo, piccola frazione di Montereale Valcellina (Pordenone) mentre la coppia si stava recando, in auto, nel ristorante dove la ragazza lavorava come cameriera e del quale il giovane è socio. I due - Sanaa Dafani e Massimo De Biasio - sono stati incrociati dal padre della ragazza - El Katawi Dafani, di 45 anni - che li stava aspettando su una stradina fuori del borgo, e, una volta scesi dalla macchina, una Audi A4, sono stati aggrediti.
La fuga in auto e la corsa nel boschetto La ragazza ha tentato di fuggire verso un vicino boschetto ma il padre l'ha inseguita, raggiunta e uccisa con colpi di coltello alla gola. Il fidanzato è stato ferito in più punti, ma è riuscito a salvarsi. E' stato soccorso e trasportato all'ospedale di Pordenone dove è ricoverato, ma non in pericolo di vita. Il delitto è avvenuto poco prima delle 19. L'uomo è stato fermato dai Carabinieri della Compagnia di Sacile (Pordenone) poco dopo, nella sua abitazione di Piezzo di Azzano Decimo (Pordenone). Si era cambiato e - hanno riferito gli investigatori - stava tentando di cancellare le tracce del delitto. E' indiziato di omicidio e tentativo di omicidio pluriaggravato. A delineare lo scenario nel quale è maturato il delitto sono stati gli amici della coppia.
Il Procuratore: probabili motivazioni religiose Il Procuratore della Repubblica
di Pordenone, Luigi Delpino, ha confermato che fra i motivi
all’origine dell’omicidio di Sanaa Dafani, la ragazza di 18 anni
uccisa ieri sera a Montereale Valcellina, c’è anche quello
della diversità di religione fra la figlia e il fidanzato,
Massimo De Biaso, di 31 anni.
Parlando con i giornalisti prima della conferenza stampa
convocata nel Comando Provinciale dei Carabinieri di Pordenone,
Delpino ha detto che "fra le ipotesi al vaglio degli
investigatori c’è anche quella dei motivi religiosi". "Abbiamo indizi molto probanti che ci portano alla certezza
che il responsabile dell’omicidio di Sanaa sia la persona che
abbiamo fermato, cioè il padre", ha aggiunto il comandante
provinciale dei Carabinieri di Pordenone, Fabio Antonazzo.
Prime dichiarazioni del padre Prime parziali ammissioni da parte di El Ketawi Dafani, il cittadino marocchino di 45 anni. El Ketawi Dafani è stato interrogato dai Carabinieri della Compagnia di Sacile per tutta la notte e - da quanto si è riusciti a sapere - dopo un primo silenzio assoluto, all’alba ha cominciato a rispondere alle domande. Dalle sue risposte i Carabinieri hanno ricavato la conferma della sua presenza sulla scena del delitto e alcune contraddizioni che - a loro parere - avvalorano lo scenario ricostruito sulla base di testimonianze di persone che conoscevano e frequentavano la coppia di giovani.
Le ricerche dell'arma Decine
di Carabinieri del Comando Provinciale di Pordenone stanno
setacciando il boschetto di Grizzo di Montereale Valcellina alla
ricerca del coltello con il quale El Ketawi Dafani, cittadino di
45 anni, ha ucciso ieri sera la figlia Sanaa, di 18 anni, e
ferito il fidanzato, Massimo De Biasio, di 31.
Gli investigatori sono convinti che l’uomo si sia liberato
dell’arma subito dopo il delitto lasciandola nel bosco.
Le ricerche sono particolarmente difficili per la presenza di
un fitto sottobosco e per la pioggia che è caduta abbondante
per tutta la notte.
Relazione osteggiata Quella relazione, però, al padre della giovane, che lavora come aiuto cuoco in un ristorante di Pordenone, non era mai andata giù e non ne aveva fatto mistero. Più volte - hanno raccontato gli amici della coppia - aveva minacciato sia la figlia, sia il fidanzato. Le minacce erano diventate via via più pesanti e - sempre stando al racconto degli amici - non avevano fatto mistero dei motivi: la differenza di età, giudicata eccessiva dall'uomo, ma anche la diversa religione di appartenenza, lei musulmana, lui cattolico. Nelle ultime settimane, dopo la decisione della ragazza di andare a vivere con l'uomo - hanno riferito gli amici - la situazione era diventata molto più tesa. Sulla ricostruzione fornita dagli amici della coppia gli investigatori sono prudenti, ma non la escludono, così come non escludono quella della differenza d'età o - come ha sottolineato il comandante della Compagnia dei Carabinieri di Sacile, il capitano Pierluigi Grosseto - ogni eventuale altra pista.
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