In fuga 3 ore col cadavere della fidanzata

Franco Sala

Un lampo di gelosia che si è riflesso nella lama di un grosso coltello. E in quel lampo si è consumata una tragedia assurda. Forse, un delitto nato dall’impulso, come il loro amore allacciato tre anni fa e finito in un efferato omicidio. Mercoledì sera, sono le 11,15, Same U Ullah, 29 anni, pakistano, operaio saldatore in una ditta della zona, comincia a discutere con la donna che desidera, la tensione sale. Lei, Rosa Di Lucia, 37 anni, ha deciso di troncare con l’extracomunitario. L’uomo, accecato dalla rabbia, le si scaglia contro.
Tutto accade in Via Maddalena, una stradina dove la luce dei lampioni si affievolisce. In quel momento, passa in auto un appuntato della Guardia di Finanza, che lavora a Linate. Vede la scena. Nella mano del pakistano intravede il coltello. Estrae la pistola d’ordinanza ed esplode un colpo: il proiettile si conficca nella ruota dell’Opel Astra dello straniero. Same U Ullah sbatte la donna in auto e scappa. Il finanziere annota il numero di targa e avverte la centrale operativa dei carabinieri di Desio. I militari del maggiore Roberto Fabiani e quelli del capitano Vincenzo Barbato rinvengono a terra, sul luogo della colluttazione, una ciabatta, un orecchino e un cellulare. Appartengono a Rosa.
Gli investigatori cercano nella rubrica del telefonino e trovano il numero della madre della vittima. La chiamano: risponde. Si trova ad Eboli in provincia di Salerno. Abita lì. Racconta che la figlia, da nove anni, si è trasferita a Varedo in Via Maddalena civico 8: abitava con parenti e un’amica. Ad un centinaio di metri, dal posto dove l’attendeva il suo presunto assassino. I carabinieri ascoltano i conviventi di Lucia e scoprono che il saldatore alle 17 è andato da loro per cercare la donna. Poi aveva deciso d’attendere il suo arrivo in strada. Il quadro investigativo comincia a chiarirsi.
I militari decidono d’appostarsi nei pressi della casa di Lucia e di quella del pakistano, che abita a Limbiate in Via Adamello. Alle 2,30, infatti, vedono i fari dell’Opel che arriva proprio a Limbiate. Bloccano l’extracomunitario, lo caricano sulla gazzella che vola verso la caserma. Guardano sul sedile laterale: la donna è lì, con gli occhi sbarrati. Certo ha lottato. Si è difesa con tutte le sue forze. Il presunto omicida l’ha colpita con violenza all’avambraccio destro e al torace. Il fendente, il secondo, le ha centrato il cuore. Quando l’ha finita? Si ragiona intorno ad un ventaglio d’ipotesi. Forse in auto dopo l’ennesima e ultima sfuriata. Oppure, fuori della macchina in qualche stradina buia. Pare invece accertato che l’uomo è andato prima da un’amica e dopo da un connazionale: entrambi gli hanno consigliato di accompagnare Lucia al pronto soccorso. Non lo ha fatto.

Ora tutti quelli che lo conoscono si chiedono perché lo spasimante respinto, in Italia da quattro anni con regolare permesso, abbia ucciso con tanta crudeltà. Lui stesso non è stato capace di dirlo agli inquirenti. Nei prossimi giorni sarà interrogato nel carcere di Monza, dove è stato rinchiuso dal magistrato, che ha disposto l’autopsia sul corpo della donna.

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