Gentile Direttore, troppo spesso leggiamo di donne che partoriscono e che uccidono i figli sostenendo che siano nati morti, e che non sapevano di essere incinte. Ma chi ci crede? Ora un altro caso a Padova. Lei che cosa ne pensa? Io ho avuto tre gravidanze e mi pare difficile non rendersi conto di essere in stato interessante, non soltanto per via della interruzione del ciclo mestruale, ma anche per i sintomi inequivocabili e i cambiamenti evidenti del proprio corpo.
Paola Strati
Cara Paola,
devo ammettere che quanto è accaduto a Padova mi ha inorridito non meno di quanto accaduto a Traversetolo, dove Chiara, studentessa 22enne, ha partorito per ben due volte uccidendo e seppellendo poi i figli in giardino. Anche in quel caso, come tu indichi, sembra che nessuno si sia accorto delle gravidanze e nemmeno la diretta interessata, ossia la ragazza, la quale avrebbe partorito nel bagno di casa da sola, mentre i genitori dormivano al piano superiore. Questo è ciò che la fanciulla, che pure si rifiuta di parlare, ha narrato agli inquirenti. Difficile crederci, concordo. Del resto una gravidanza non è un brufoletto che è possibile nascondere con un po' di trucco. Oltretutto la sintomatologia è importante e induce qualsiasi donna ad interrogarsi sui mutamenti sia del fisico che del comportamento alimentare che inevitabilmente sperimenta quando una vita alberga e cresce in lei. Ma cosa è avvenuto esattamente a Padova?
Informiamo i lettori. Una 29enne italobrasiliana, Melissa, ha partorito nel bagno del dormitorio di un night, sito a Piove di Sacco. In quel locale notturno la donna lavorava da qualche mese e lì pure abitava. La giovane ha dato alla luce la piccola direttamente seduta sul water, il che rende i fatti ancora più tristi e squallidi. E come se non bastasse, ella ha poi tirato lo sciacquone, come se un figlio, una creatura, fosse uno scarto qualsiasi del nostro corpo, provocando la morte per annegamento della bambina appena nata. La ventinovenne, ora in stato di fermo per omicidio aggravato, afferma di essere stata del tutto ignara di aspettare un bambino. Queste storie mi ricordano anche quanto raccontato da Alessia Pifferi, che uccise la figlia Diana di un anno e mezzo facendola crepare di fame e sete e abbandono. Anche Pifferi riferì di avere partorito Diana in un bagno e di non essere stata cosciente di essere incinta. Ella non ammazzò subito Diana, ossia alla nascita, ma dopo circa 18 mesi e in una maniera non meno atroce, spietata e terrificante. Quindi ci sono elementi ricorrenti che accomunano casi come questi e che si riassumono nella totale assenza di emozioni e sentimenti nei riguardi di un essere vivente che peraltro è legato alla carnefice dal vincolo del sangue e della carne.
Una freddezza raccapricciante che ci risulta arduo accettare poiché per noi la figura della madre è emblema di amore, calore, protezione, cura. L'amore materno rappresenta l'amore universale, l'amore per antonomasia, il più puro e potente che possa esistere. Invece una mamma può uccidere. Una donna può uccidere, quantunque attribuiamo il germe della violenza esclusivamente al sesso maschile. Si tratta di donne assolutamente consapevoli di quello che fanno, che pianificano l'azione omicidiaria e poi la realizzano, proseguendo a vivere come se niente fosse. Quel parto nel bagno non è che una piccola parentesi oscura da aprire e richiudere poi per sempre, archiviando fatti e immagini di sangue nei meandri della mente. Subito dopo si ricomincerà a vivere come se niente fosse, con due cadaveri in putrefazione sepolti sotto la finestra della propria cameretta, come se non si fosse appena messa al mondo e tolta dal mondo una vita.
Mettiamoci in testa che la violenza è umana, non conosce genere. La donna, proprio come l'uomo, può essere vittima e può essere carnefice.
A mio avviso, queste assassine sapevano benissimo di essere gravide e hanno portato avanti le gravidanze con in testa il progetto di liberarsi dei propri figli una volta nati.
Un figlio in grembo non è un mal di pancia e non si può scambiare per una indigestione per cui ci si alza dal letto per recarsi in bagno a fare i propri bisogni, tirando poi lo scarico.
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