Il fuoco amico su Tps «tradito» da via Solferino

Tommaso Padoa-Schioppa (Tps), ex banchiere centrale, ex Consob, ex editorialista del Corriere della Sera, ex della politica economica italiana doveva essere il fiore all'occhiello del governo Prodi. Già durante la formazione dell'esecutivo qualcosa è iniziato a scricchiolare: il suo ministero fu snellito rispetto a quello Tremonti. Con funzioni e deleghe trasferite a Palazzo Chigi e con SuperVisco alle calcagna. Ma ora la misura, deve aver pensato Tps, è davvero colma. Il suo carteggio con Francesco Giavazzi (editorialista «ora vi spiego io come si fa» del Corsera) ne è la migliore testimonianza. Giavazzi in un fondo domenica scorsa sul Corsera dettava a Tps l'ennesima agenda e con il ditino alzato lamentava la scarsa propensione anche del nuovo ministro ad operare i necessari tagli alla spesa pubblica. Il ministro a stretto giro lo accusava di rincorrere la becera polemica politica, tanto per far recuperare qualche copia persa dal Corrierone, per far dimenticare la sua elettorale vicinanza alla sinistra di Prodi. E, aggiungeva, i tagli alla spesa ci sono e sono scritti nel dpef. Questa è la premessa. Ma non basta per capire cosa stia davvero succedendo.
Tps dal primo giorno al ministero ha capito che il suo compito sarebbe stato molto complesso. La componente governativa sinistro-sindacale sarebbe stata un ostacolo per una Finanziaria seria. Il Fisco, la leva fondamentale per adottare una politica economica che si rispetti, non è in mano sua. Insomma sulla spesa i margini di trattativa sono ridotti dalle compatibilità politiche della coalizione, sulle entrate ci sono le idee forti di Visco. A ciò si aggiunga, per condire con un po' di dietrologia lo scenario, che le resistenze degli uomini di Ciampi hanno fatto sì che al ministero tutti i posti chiave non si toccassero e che anche il rapporto privilegiato con Mario Draghi (governatore della Banca d'Italia) subisse qualche crepa. A Tps resta il patrimonio intangibile ma importante della sua credibilità. Costruita con una carriera da grande commis, da un ruolo internazionale riconosciuto e da un garbo più che professionale. Ebbene in questo melting pot di riconoscimenti non guastava la sua appartenenza alla grande famiglia del Corriere della Sera. Che negli ultimi tre mesi pare non si sia minimamente accorto della sua esistenza. Ha preferito piuttosto aprire e chiudere un imbarazzante dibattito sui presunti successi della grande coalizione tedesca ad opera di Mario Monti, ha solleticato la lotta all'evasione in stile Visco con Salvati e da ultimo ha punzecchiato Tps sui tagli con Giavazzi. Troppo anche per Tps: un commis abituato alla ragione dei suoi studi ma sempre scaldato dal tiepido commercio di idee che si fa a Via Solferino.
Ecco perché Tps si è sfogato pubblicamente e bruscamente contro Giavazzi.
Si apre così un nuovo fronte per il governo. A pochi giorni dall'inizio dell'elaborazione della Finanziaria, il ministro «più tecnico» perde la pazienza con i tecnici. E pensare che proprio da loro sarebbe dovuto arrivare il maggior sostegno alle indispensabili misure di riforma della spesa pubblica dal sapore impopolare.
Che paradosso.

Il Corsera con il suo endorsement alla sinistra contribuisce alla nomina di Tps (suo editorialista) al Tesoro e quest'ultimo sentendosi scaricato proprio dal Corriere lo accusa di rincorrere il Giornale e Libero (parole di Tps) nella critica al governo Prodi. Da non crederci. Ne vedremo delle belle: il fuoco amico è quello che fa maggiori danni, ma nella Finanziaria ben altre bordate Tps si deve aspettare.

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