FUORI DALLA NOTIZIA - Copia l'arte e mettila da parte

Le notizie non muoiono sulla carta, né nell'etere, né in Rete. Sopravvivono altrove. Dove, non si sa. Proviamo a immaginarlo

Le notizie non muoiono sulla carta, né nell'etere, né in Rete. Sopravvivono altrove. Dove, non si sa. Proviamo a immaginarlo.

LA NOTIZIA. Ha influenzato Ridley Scott per «Blade Runner» e Tom Waits per l'album «Nighthawks at the Diner»: «Nottambuli» di Edward Hopper è il quadro più famoso del pittore americano. E adesso si scopre che quel «diner» anni Quaranta che fa tanto New York e tanto Greenwich Village non è mai esistito. Lo ha scoperto il «New York Times» dopo un paziente lavoro di archeo-fotografia.
Hopper, che abitava nel Village, cominciò a lavorare a «Nighthawks» nel dicembre 1941, subito dopo Pearl Harbor. Pensava, come disse in un'intervista, «all'incrocio tra due strade» del suo quartiere. Secondo la storica dell'arte Gail Levin, il locale si trovava nel «lotto triangolare vuoto» all'intersezione tra Greenwich Avenue, Seventh Avenue e l'Undicesima Strada, un angolo noto oggi come Mulry Square. Ma adesso, grazie a una foto dell'epoca inviata da un lettore al blog «Vanishing New York», il «New York Times» sostiene che, a Mulry Square, del diner dei «Nottambuli» non c'era traccia negli anni Quaranta: nella foto si vedono un benzinaio Esso e un negozio di hamburger che non ha nulla a che vedere con la celebre vetrina curvilinea del locale dipinto da Hopper.
Ma se non era a Mulry Square, allora dove? Il blogger del «New York Times», Jeremiah Moss è partito alla ricerca del diner su vecchie mappe, al catasto, negli archivi fotografici: dalla piazzetta del Village a ogni altro angolo curvilineo del Downtown di Manhattan, procedendo a esclusione e sempre senza successo. Moss ha ripreso in mano la biografia di Hopper della Levin: nel libro la storica dell'arte scrive di aver saputo da una fonte che il diner «era basato in parte su un caffè aperto tutta la notte su Greenwich Avenue», e che Hopper stesso aveva detto una volta di avere semplificato molto la scena per rendere il ristorante più grande: «Inconsciamente, penso, stavo dipingendo la solitudine in una grande città», aveva detto l'artista. Il diner, dunque, come un collage nell'immaginazione di un grande pittore. (fonte: Ansa, 6 luglio 2010)

FUORI DALLA NOTIZIA. La Gioconda «desnuda» sdraiata in un campo di grano (con sopra alcuni corvi in volo) di Auvers-sur-Oise. È la curiosa «installazione» (con tanto di ragazza somigliante alla Monna Lisa leonardesca) presentata ieri, dall'artista neozelandese John Kilpatrick, alla Biennale di Ulan Bator, in Mongolia.
«Il mio - ha spiegato Kilpatrick - è un omaggio ai tre pittori che preferisco: Leonardo, Goya e van Gogh. Ho voluto "fondere" tre loro celebri opere in segno di devozione.

La ragazza l'ho trovata per un colpo di fortuna: è stata da poco assunta come cameriera in un ristorante che frequento a Firenze, dove vivo da tre anni. L'appezzamento di terreno coltivato a grano me lo sono procurato tramite alcuni amici francesi. Mentre i corvi, purtroppo, sono imbalsamati».

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