Galbani passa al colosso francese Lactalis

Previsti ricavi pari a 1,25 miliardi entro il 2009

Rodolfo Parietti

da Milano

Galbani vuol dire Francia. Ancora una volta. Dopo la gestione Danone, a cavallo fra il 1989 e il 2002, il controllo della storica azienda alimentare milanese passa a Lactalis, colosso d’Oltralpe da 5,7 miliardi di euro ma ancora saldamente nelle mani della famiglia del fondatore, André Besnier.
A cedere l’azienda del formaggio Bel Paese è stato il fondo di private equity BC Partners, che ne aveva governato le sorti dal febbraio 2002 quando, con una maxi-operazione di leverage buy out, si era assicurato Galbani per una cifra complessiva di 1,015 miliardi di euro. Enorme l’effetto leva esercitato: 130 milioni in contanti, i residui 938 coperti dall’indebitamento bancario. Un rischio calcolato per il fondo che in Italia ha preso e quindi portato in Borsa Seat, Buffetti, Interpump, Zucchini e Brembo e che dalla vendita di Galbani dovrebbe aver ricavato una buona plusvalenza. Anche se sui dettagli finanziari dell’operazione Lactalis ha imposto il massimo riserbo, è infatti possibile ricostruire un importo di massima della transazione sulla base dell’Ebitda dell’azienda lombarda, pari a 206,5 milioni. Questa cifra corrisponde al 18,5% del fatturato ed esprime un’ottima redditività, tale da collocare i multipli utilizzati per valutare il settore alimentare nella parte alta della forchetta (da 7 a 10). A conti fatti, Lactalis potrebbe quindi sborsare una cifra attorno a 1,8 miliardi.
Lo sforzo finanziario non è trascurabile, ma per i francesi non sembra costituire il problema principale, visto il vero e proprio blitz effettuato pur di assicurarsi Galbani. «In 15 giorni la trattativa è stata perfezionata - spiega al Giornale Maurizio Manca, presidente e amministratore delegato di Galbani -. Per i francesi, la nostra società ha un interesse strategico molto elevato. Volendo evitare una gara con altri soggetti, Lactalis ha bruciato i tempi finendo per prenderci in contropiede: pensavamo di concludere nel mese di marzo». I sindacati però lamentano di essere stati avvisati della cessione solo con un sms: «La notizia ci è stata comunicata - dice un sindacalista - solo con un messagio sul telefonino».
Alla fine di novembre dello scorso anno BC Partners aveva deciso di affidare a Deutsche Bank l’incarico di sondare il terreno per la cessione di Galbani, che sembrava far gola anche a Vestar, cui fa capo il 70% dei salami Fiorucci, e ai fondi Eurazeo, proprietari del marchio Star. A spuntarla è invece stato il gruppo francese, già presente in Italia con il marchio Locatelli, che ora potrà tra l’altro far leva sulla vocazione all’export di Galbani, i cui ricavi sono realizzati per il 20% oltre confine. «Il piano industriale 2006-2009 - afferma Manca - prevedeva una crescita del giro d’affari, oggi pari a 1,125 miliardi, del 3-4% l’anno, con l’obiettivo di arrivare a 1,25 miliardi, un traguardo più facile da tagliare con Lactalis». Secondo Manca, Galbani ha ora «bisogno di sciogliere le briglie» dopo il lavoro di razionalizzazione dei costi compiuto durante la gestione di BC Partners, durante il quale si è puntato sulla valorizzazione dei prodotti più forti come Bel Paese, Vallelata e S. Lucia, sviluppate partnership quale quella con Ferrero nella distribuzione e raddoppiati gli investimenti pubblicitari per togliere dalla penombra marchi storici dell’alimentare un po’ appannati, sotto il profilo della comunicazione, durante la gestione Danone.
Lactalis si ritrova dunque tra le mani un’azienda più dinamica, che in prospettiva potrebbe diventare lo strumento per arrivare a Parmalat, così come era stato ipotizzato dal Giornale qualche tempo fa. Alla luce dell’indebitamento destinato a lievitare per digerire Galbani, l’operazione non è tuttavia delle più semplici da realizzare, almeno nel breve periodo.
In ogni caso, il destino di Galbani sembra incrociare periodicamente la Francia. L’azienda venne infatti fondata nel 1882 da Egidio Galbani a Ballabio, all’imbocco della Valsassina, per far concorrenza al formaggio Brie importato da Oltralpe.

Nasce così la Robiola Galbani, primo di una serie di fortunati prodotti caseari (oltre a quelli già citati, Certosa, Galbanino, Dolcelatte, ecc.) che garantiranno buoni risultati fino all’approdo, nel 1989, nel gruppo Danone prima del ritorno a una gestione indipendente sotto l’ala di BC Partners.

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