Gazprom taglia il gas, Scajola convoca Eni-Enel

L’export verso l’Europa occidentale è diminuito di 40 milioni di metri cubi al giorno

Paolo Giovanelli

da Milano

L’emergenza gas arriva sul tavolo del governo, mentre ieri i consumi nazionali sono arrivati a livelli record. Secondo Snam Rete Gas «nella giornata conclusasi al mattino del 17 gennaio è stato registrato il nuovo record storico di volume di gas naturale trasportato pari a 440 milioni di metri cubi al giorno. Questo volume è stato assicurato per 244 milioni (55%) dalle importazioni, per 31 milioni (7%) dalla produzione nazionale e per i rimanenti 165 milioni (37%) dal sistema degli stoccaggi. Cresce dunque il ricorso alle riserve». E in questa situazione l’Eni ha annunciato un taglio del 5,4% del gas fornito dalla russa Gazprom, una riduzione che equivale all’1% del totale dei consumi italiani. Gazprom ha smentito, ma è stata smentita a sua volta dall’Ucraina che ha affermato che il flusso di gas russo verso l’Europa Occidentale è stato tagliato di 40 milioni di metri cubi al giorno. A farne le spese sono state soprattutto Ungheria e Bosnia-Erzegovina che hanno visto le forniture ridotte rispettivamente del 20 e del 25 per cento.
L’Italia sta dunque intaccando le riserve di gas, ma per il momento sta attingendo solo a quelle definite «di modulazione», mentre quelle strategiche (5,1 miliardi di metri cubi) pur essendo a rischio, per il momento non verranno utilizzate: al ritmo attuale di utilizzo delle riserve di modulazione ci vorranno due mesi per arrivare a zero, nel frattempo si spera che il tempo diventi meno freddo. Secondo i tecnici, però, esiste un rischio: un utilizzo troppo rapido delle riserve ne provocherebbe il blocco. In altri termini, se si estrae il gas troppo in fretta dai giacimenti di riserva, la prima parte esce subito, ma un’altra parte rischia di rimanere bloccata, almeno per qualche tempo. Il ministro delle Attività produttive, Claudio Scajola, tuttavia ha rassicurato: «Stiamo affrontando questa fase utilizzando gli stoccaggi, che sono forti. Non vedo motivi di particolare preoccupazione in questo momento e nelle prossime settimane. Nell'ultimo mese abbiamo preso dei provvedimenti: domani (oggi per chi legge, ndr.) ne verificheremo l'efficacia e vedremo se ce ne sono altri da prendere».
Questa mattina, infatti, Scajola ha convocato una riunione straordinaria del Comitato tecnico di emergenza, allargato ai vertici di Eni, Enel ed Edison per una verifica della situazione e per valutare le misure da prendere. Una delle ipotesi è quella di utilizzare temporaneamente l’olio combustibile al posto del gas in alcune centrali: in totale potrebbe essere riconvertita una potenza intorno ai 5.600 megawatt, pari a circa il 10% dell’intera capacità produttiva elettrica nazionale. L’Eni sta facendo forti pressioni in questo senso, Enel ed Edison hanno già inoltrato la domanda al ministero per la riconversione. Il passaggio all’olio implica infatti un maggiore inquinamento e deve essere autorizzato.


La quota più importante di gas entra in Italia da Tarvisio e Gorizia (il 36,5% del totale, quasi tutto dalla Russia), il 35,4% arriva dall’Algeria a Mazara del Vallo, il 24% arriva dall’Olanda via Svizzera e il 3% attraverso il rigassificatore di Panigaglia.

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