Il gelo nostalgico del "Rischiatutto" di Fabio Fazio

Il gelo nostalgico del "Rischiatutto" di Fabio Fazio

A Mike Bongiorno l'Italia dovrebbe dedicare piazze e monumenti alla luce di quanto fece per l'alfabetizzazione e la divulgazione culturale nel Paese, ben più della scuola o di tanti intellettuali. In un'epoca, la nostra, di «televisione della nostalgia», un'estetica che interessa anche la fiction e le serie con inesauste citazioni riemerse dal passato glorioso, l'operazione targata Fabio Fazio di proporre il remake del Rischiatutto ha convinto Raitre a rischiarne la produzione in nove puntate dopo il buon risultato della puntata pilota di aprile, da giovedì scorso fino al 22 dicembre.

L'atmosfera sembra congelata in una sorta di tempo metafisico. Sembra così di ritornare alla magica atmosfera degli anni '70, con l'unica differenza del colore invece del bianco e nero, proprio come fece Gus Van Sant quando si cimentò nella ripetizione di Psycho, il capolavoro di Hitchcock. Uguali lo studio, le cabine, il tabellone, i pulsanti, le buste, la grafica della sigla e soprattutto il mitico Signor No, sempre lui Ludovico Peregrini. Fazio, che prova tenerezza nei confronti della tv d'un tempo (una delle sue trasmissioni più fortunate fu Anima mia) si trova particolarmente a proprio agio nel ruolo di conduttore «vecchio stile», serafico e professionale, con un bel vestito blu a doppio petto. Non c'è invece una valletta in stile Ciuffini, ma un'attrice emergente del cinema italiano, diversa a ogni puntata.

Quando nacque, il Rischiatutto, oltre a introdurre spiccioli di cultura nelle case degli italiani sotto forma di intrattenimento, ebbe il merito di inventare nuovi personaggi televisivi, ciascuno con la propria specializzazione ai limiti della mania: la signora Longari, Massimo Inardi, il farmacista Fabbricatore, alcuni di loro rimasti nell'immaginario popolare dei quiz di tutti i tempi. In questo remake del 2016 se ne cercano gli eredi, anche se la preparazione delle generazioni più recenti tende ad abbassarsi e appiattirsi, complici i nuovi strumenti per acculturarsi, in genere più superficiali.

Certo, le materie del cartellone sono più sfiziose che in passato, anche divertenti. Meno convincente invece la scelta di inserire la «materia viva», ovvero la biografia di un personaggio dello spettacolo e dell'intrattenimento presente in sala. Così l'ospite Carlo Verdone si prende troppo spazio, con l'effetto di allungare il brodo tra spezzoni di film e gag che già conosciamo.

Chissà se il nuovo pubblico televisivo, abituato a surfare tra le mille proposte on demand e poco propenso all'appuntamento fisso, resterà fedele al Rischiatutto fin quasi a Natale.

Dei tre concorrenti, brava Lavinia Gambini, preparata su Napoleone. Il campione, Stefano Orofino, è invece già un piccolo caso. Sa tutto della Juventus ed è imbattibile, segno che anche nei quiz vincono comunque i bianconeri.

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